Lo incontro su una nuvola proprio sopra Agadir, in Marocco. Mi vede arrivare ma non smette di suonare. Eâ seduto, completamente vestito di bianco. Barba e capelli neri lunghi, decisamente in forma. Riconosco immediatamente le note dellâarpeggio di âMal di teâ e rallento il passo, silenziosamente mi seggo anchâio. Continuando a suonare mi sorride e dice:
– <<Ti aspettavo. Ti piace qua?>>
– <<Câè una vista fantastica.. come lâhai trovato âsto posto?>>
– <<Câero giĂ stato in Marocco, ai tempi di âMedinaâ, è un posto incantato, anche se da qui⌠ogni posto è un poâ speciale, è una questione di prospettiva.>>
Lâemozione mi ha preso e solo adesso ripenso alle sue prime parole âTi aspettavoâ. E perchĂŠ mai? Chi lâaveva avvertito? Metto da parte questo inquietante interrogativo e comincio subito con una domanda tecnica:
– <<Hai rispolverato la âLes Paulâ? Ti confesso che è la mia preferita.>>
– <<Si, è la chitarra che si intona meglio coi capelli neri (sorride) e dei tour piĂš belli.>>
– <<Certo! Io ero alla Mostra dâOltremare nellâ84, il mio primo concerto in assoluto, avevo 14 anni e non vidi quasi niente (risate).>>
– <<Eh, e chi so scorda, un casino allucinante, bellissimo. Anche se ci furono un poâ di problemi tecnici..>>
– <<Ma il mio grande rimpianto è non esserci stato a piazza Plebiscito, non ero tra i 200.000…>>
– <<Forse è stato buono, câè chi è rimasto traumatizzato ed a un concerto non ci è andato piĂš. Quel giorno il vero miracolo di San Gennaro fu che non si fece male nessuno.>>
Naturalmente Pino non sa che io piansi tutta la sera perchĂŠ nessuno mi ci volle portare.. e non immagina che fu proprio il concerto alla Mostra a farmi capire che da âgrandeâ volevo suonare.
Adesso sta suonando con commovente leggerezza una ritmica funky, molto simile a quella della scena dellâautostop in âRicomincio da treâ, e improvvisamente sparisce in me ogni minima possibilitĂ di rimanere concentrato e di ricordare le domande che avevo preparato; tutto ciò che vorrei è avere qui il mio sassofono e realizzare il sogno dei sogni: suonare con lui. Non voglio interromperlo, quasi sussurro:
– <<Ci sono canzoni nascoste da qualche parte, chessò, in un cassetto, in un armadio.. magari a casa delle zie o in qualche sala prove? Nastri inediti, spunti, idee, spartiti, melodie di quel periodo che potrebbero non esser mai trovate e che ci terresti a rendere pubbliche?>>
-<<Ah! Vuò faâ oâ scoop (risate) ma tu non sei neanche giornalista.. faje oâ musicista o no? (risate)>>
-<<Si si, certo, ma innanzitutto sono un fan collezionista… e dunque⌠sai comâè⌠câè un bel poâ di gente, diciamo un popolo intero vaâ, pronto ad emozionarsi ancora per un brano del tuo periodo migliore..>>
-<<E quale sarebbe il mio periodo migliore? Per me non câè. Ci sono periodi molto diversi tra loro: câè un periodo in cui io non ero nessuno ed avevo una gran voglia di raccontare questa cittĂ e quella generazione. Poi câè stato un periodo in cui mi interessava mischiare sempre di piĂš la nostra tradizione con la musica nera, confrontandomi con i piĂš grandi dâOltreoceano. Poi un momento in cui la prioritĂ era soprattutto sperimentare, ricercare un linguaggio sempre nuovo, forme piĂš raffinate di contaminazione. Câè stata, è vero, una fase artistica in cui ho inseguito il successo, ma non mi sono mai forzato. Quando vivi un nuovo amore è normale che lâamore sia il fulcro anche della tua vita artistica. Ma fino alla fine non ho mai smesso di sperimentare. Spero che questo mi venga riconosciuto. Anzi, nun me ne fotte proprio. Come cantai in quella canzone â…câè chi capirĂ â.>>
-<<âSarĂ â da âFerry Boatâ…>>
-<<Azzo, preparatissimo! (risate)>>
La mano sinistra scivola sul manico, la destra chiama note questa volta sconosciute: è una melodia di lancinante bellezza su cui è impresso certamente il suo marchio di fabbrica, ma non riesco a ricordarla.. giurerei di non averla mai sentita. Pino doppia la linea melodica, il meraviglioso, rotondo, suadente suono della Gibson Les Paul Custom nera, con la sua inimitabile voce: è il timbro vocale che conosco meglio, quello di inizio anni â80, quello immortalato in centinaia di registrazioni da noi fedeli appassionati, fortunatissimi spettatori di indimenticabili live, armati di registratori e audiocassette, accalcati nelle prime file di stadi, teatri, palasport. Ormai la mia attenzione è tutta sulla musica che sta suonando in questo momento, sono totalmente estasiato e la mia unica preoccupazione è cercare di memorizzare una parte, sia pur minima, delle note, degli intervalli, dellâarmonia che sto ascoltando. Mi prendo la testa tra le mani, premo gli indici sulle tempie, cerco di focalizzare al massimo la mia attenzione su questo suono che mi avvolge. Ripeto a me stesso che devo, assolutamente devo.. ricordarla e suonarla col sax appena mi sarĂ possibile, cosĂŹ da imprimerla definitivamente nella mia memoria. Per poi scriverla, tramandarla, renderla immortale come tutta lâopera di Pino. Ma è proprio in quellâistante che la voce di Rosa si sovrappone al suono della Gibson⌠<<Amore, svegliati, è tardi.. tâho portato il caffè>>.
Scritto da Giuseppe Colucci