In questi giorni in cui iniziano a spopolare i biopic sulle star del rock (Bhoemian Rhaposody è stato solo l’apripista, ma al quale seguiranno molti altri) è uscito il film The Dirt sulla storia di uno dei gruppi rock che hanno lasciato un segno nell’ambito del così detto Glam Metal (Aerosmith, Bon Jovi e Poison fra gli altri): i californiani Mötley Crüe.
Nel 1987, dopo tre album iniziali dal successo commerciale progressivamente crescente, la band di Vince Neil (voce), Nikki Sixx (basso), Tommy Lee, (batteria) Mick Mars sentiva di non aver dato ancora il meglio di sé ed era intenzionata a tornare con un grande disco.
Campioni di eccessi all’insegna del classico trittico Sesso, Droga e Rock n’roll – di cui avevano da sempre cavalcato il potere mediatico – vollero strafare intitolando sia il nuovo lavoro che il singolo apripista Girls Girls Girls, cioè come l’insegna tipica dei locali di striptease che frequentavano.
Nel video relativo donne bellissime in atteggiamenti sessualmente espliciti e Harley Davidson spopolano come raramente si era visto prima di allora su MTV. Il pezzo complessivamente è come il cemento a presa rapida: ti inchioda al primo ascolto con la chitarra di Mars a sferragliare riff potenti e un assolo finale stupendo, senza dimenticare la batteria del polipo Tommy Lee a regalare energia ritmica senza respiro. Il testo è animalesco con versi come:
“I just need a new toy
I tell ya what, girl
Dance for me, I’ll keep you over-employed
Just tell me a story
You know the one I mean”
Il film The Dirt, per chi decidesse di vederlo, servirà a spiegarvi che tutto questo non rientrava solo nell’immagine che volevano darsi, ma rappresentava lo stile di vita pazzesco che in quel periodo i quattro ragazzi conducevano.
Dove la band a mio avviso dà veramente il meglio di sé è in Dancing on glass che non fu scelto come singolo, ma lo avrebbe certamente meritato. L’approccio è hard rock, in senso letterale, l’energico riff è magicamente ipnotico mentre la bellissima voce di Vince Neil raggiunge livelli mai raggiunti prima, nonostante quell’approccio un po’ nasale che forse non piace a tutti. Quello che la rende speciale a mio avviso è anche il coro finale che, mutatis mutandis, ricorda un po’ quello di Great gig in the sky dei Pink Floyd.
Meritatamente singoli furono sia la selvaggia Wild Side – che apre il disco veramente alla grande e resterà una delle mie preferite in assoluto dei Crüe – sia la ballatona You’re all I need nel quale compare il piano che tanto successo aveva portato alla band in Home sweet home, nel precedente Theatre of pain. La canzone è la storia di un uomo che uccide la propria partner, pur amandola alla follia, e fu scritta dal bassista Sixx (come ammesso nel suo libro The Heroin Diaries) come dedica alla ragazza di allora che lo aveva tradito con l’attore Jack Wagner. A parte questo dettaglio gossip, resta il fiore all’occhiello di Girls Girls Girls.
Anche se i Mötley Crüe incisero il capolavoro solo due anni dopo, con Dr. Feelgood, non c’è dubbio che questo loro album che vi abbiamo raccontato contribuì alla loro crescita artistica, ne definisce l’immagine al 100% e per noi merita di essere riascoltato, prendendolo dalla nostra personale Soffitta.