Interviste

Michele Vignali

Mi fa piacere se riesco a trasmettere qualcosa di gioioso

Il tuo inizio di carriera comincia nei jazz club di Bologna, culla del jazz e di formidabili sassofonisti, in particolare al Chet Baker jazz club, puoi parlarci di quegli anni?
Sì , stiamo parlando dei primi anni 90 in cui Bologna si poteva veramente considerare come la capitale italiana del jazz grazie soprattutto alla presenza di Alberto Alberti, grande impresario e manager musicale che portava in città i più grandi musicisti d’oltreoceano. In quegli anni c’era un gran fermento: tanti bravi musicisti e numerosi locali in cui poter suonare. Il più importante era appunto il Chet Baker che è stato per molti anni un punto di riferimento fondamentale per tutti i musicisti bolognesi e non solo.

Nelle notti che passo in giro per fotografare, ho incontrato tantissimi musicisti, ma tu sei un artista atipico, schivo, riservato e dallo sguardo sornione, ma sul palco ti scateni, batti il tempo costantemente. Cosa cambia dentro di te?
Suonare penso che sia per tutti un’esperienza gratificante in cui emerge ciò che si è veramente dentro perciò mi fa piacere se riesco a trasmettere qualcosa di gioioso perché vuol dire che anch’io mi sto divertendo e che riesco a compensare così il mio carattere generalmente introverso

Nella vita di un musicista c’è sempre un mentore, un punto di riferimento. Cosa ci puoi dire in merito a questo?
Dovrei farti una lista veramente molto lunga perciò mi limiterò a nominare due giganti che ho avuto la fortuna di frequentare: Sal Nistico e Steve Grossmann che negli anni della mia formazione frequentavano assiduamente a Bologna (Steve vi ha anche abitato per parecchi anni)

Una tua particolarità è l’uso del sax baritono, tuo punto di forza. Puoi spiegarci con qualche parola, la differenza tra i tipi di sax e quanto incidono nell’andamento di un brano?
Sostanzialmente dal punto di vista tecnico tutti i sax sono identici, quello che cambia è il timbro e il registro per cui a seconda dell’atmosfera che si vuole riprodurre in un brano si può scegliere uno o l’altro. Personalmente mi sento più attratto dalle frequenze “gravi” del tenore e del baritono piuttosto che dal contralto o dal soprano

Ma ora vorrei parlare dell’uscita del tuo disco Time Lapse, un disco personale, arrangiato e composto da te, dove sei supportato da grandi musicisti nonché grandi amici. Come nasce questa idea e quale è stata la tua esigenza principale?
L’esigenza è stata quella di dare corpo ad una serie di composizioni che mi premeva mettere su disco e che ho avuto modo di suonare dal vivo col mio quartetto. Queste composizioni hanno periodi diversi di gestazione: alcune risalgono a molto tempo fa ed altre sono invece di recente scrittura, da qui il concetto di Time Lapse perché è come se sbocciassero contemporaneamente e rapidamente in un unico lavoro

Da anni svolgi una notevole attività concertistica che ti ha portato a viaggiare molto e a conoscere artisti di calibri diversi. Hai frequentato e continui tutt’ora a salire su palchi importanti, cosa si prova quando ti trovi lì sopra e davanti a tanto pubblico?
La stessa cosa che provavo da ragazzino quando suonavo per poche persone: emozione e anche un po’ di paura che si trasforma in adrenalina subito dopo.

Leggo che nel 2004 hai registrato insieme al leggendario Gianni Cazzola, registrando un ottimo disco, “Too close for comfort” che ha ottenuto grandi consensi da tutto il mondo jazz. Com’è lavorare con “l’indomabile?”
La sua energia è travolgente sia dal punto di vista musicale che umano. Apprezzo tantissimo il fatto che alla sua veneranda età abbia ancora così tanta voglia di fare musica. La sua è passione vera e riesce a trasmetterla ai tanti bravi giovani musicisti di cui spesso si circonda

Vorrei ritornare a parlare del tuo disco Time Lapse. Intanto grazie per aver messo delle mie foto vicino alla bellissima copertina super colorata del disco, cosa assai rara per i jazzisti. Ascoltandolo per bene ho ritrovato tutto te stesso, con la tua sensibilità e la tua esperienza sicuramente un disco diverso da tutti.
Non so se è diverso, sicuramente è personale nel senso che penso rappresenti in pieno la mia idea di composizione, e anche dal punto di vista esecutivo riflette ciò che sono, i miei riferimenti, le mie influenze, il mio modo di concepire la musica e di organizzare un gruppo

Recentemente ti ho visto suonare nella band di Vinicio Capossela, facendone parte integrante dal 2001, e mi chiedevo come fai ad essere così presente dentro quel mood completamente diverso da quello che fai.
Si presume che un musicista professionista sappia adattarsi a linguaggi diversi dal suo e magari anche arricchirsi proprio nel cercare di inserirsi al meglio in repertori normalmente lontani dai suoi. È proprio questo lo spirito con cui cerco di entrare nella musica di Capossela che è tra l’altro un mondo veramente poliedrico e variegato

Caro Michele siamo giunti alla fine del nostro breve incontro, sono molto felice di averti intervistato per SOund36 portando un tocco jazzistico un po’ diverso. Quali belle novità hai nel cassetto per il proseguo del 2023?
Oltre al mio normale lavoro di freelance si stanno allineando una serie di serate di presentazione del disco e questo mi fa molto piacere, tanto che mi è già venuta voglia di registrarne un altro!

About the author

Alessandro Ettore Corona

Alessandro Corona nasce a Bassano del Grappa (VI) nel ’57. Dopo aver vissuto in varie zone del Veneto, si trasferisce a Bologna negli anni’70, seguendo tutto il movimento artistico di quel periodo; dai fumetti di A. Pazienza e N. Corona, alla musica rock britannica e americana, a quella elettronica di stampo tedesco, al cinema d’avanguardia tedesco e francese, per approdare poi alla scoperta della fotografia internazionale seguendo corsi di approfondimento e di ricerca.

Scatto per non perdere l’attimo.
Esistono delle cose dentro ognuno di noi, che vanno messe a fuoco.
Esistono cose che ci circondano e che non vanno mai perse, attimi che possono cambiare il nostro futuro; ognuno di noi ha un’anima interiore che ci spinge verso quello che più ci piace o ci interessa.
Io uso la macchina fotografica come un prolungamento del mio braccio, la ritengo un contenitore enorme per catturare tutti quei momenti che mi appartengono.
Passato e futuro si uniscono fondendosi insieme e per caratterizzare l’anima degli scatti creo una “sensazione di fatica” nella ricerca dell’immagine mettendo in condizione l’osservatore, di ragionare e scoprire sé stesso dentro l’immagine.
Trovo interessante scattare senza pensare esattamente a quello che faccio; quando scatto il mio cuore muove un’emozione diversa, sento che la mia mente si unisce con estrema facilità al pulsante di scatto della mia macchina, non esito a cercare quel momento, non tardo un solo secondo per scattare senza riflettere.
Il mio mondo fotografico è principalmente in bianco e nero, il colore non lo vedo quasi più, la trasformazione cromatica è immediata.
Non esito: vedo e scatto!
La riflessione per quello scatto, si trova in mezzo tra il vedere e lo scattare senza esitare sul risultato finale, senza perdere tempo in quel momento.
Diventa immediato per me capire se quello che vedo e che intendo scattare può essere perfetto,
non trovo difficile esprimere quello che voglio, la macchina fotografica sono io.
Ogni scatto, ogni momento, ha qualche cosa di magico, so che posso trasmettere una riflessione quindi scatto senza cercare la perfezione estetica perché nella fotografia la foto perfetta non esiste, esiste solo la propria foto.
Works:
Fotografo e grafico: Mantra Informatico (cover CD), Elicoide (cover LP)
Fotografo ufficiale: Star for one day (Facebook). Artisti Loto (Facebook)
Fotografo ufficiale: Bowie Dreams, Immigrant Songs, Roynoir, Le Sciance, Miss Pineda.
Shooting: Federico Poggipollini, Roynoir, Heide Holton, Chiara Mogavedo, Gianni Venturi, Double Power big band, Progetto ELLE, Star for one day, Calicò Vintage.
Radio: Conduttore su LookUp radio di un contenitore artistico, con la presenza di artisti.
Fotografo ufficiale: John Wesley Hardyn (Bo), Reelin’and Rocking’ (Bo), Fantateatro (Bo), Nero Factory (Bo), Valsamoggia Jazz club (Bazzano), Friday Night blues (Bo), Voice club (Bo), Stones (Vignola), il Torrione (Fe), L’officina del gusto (Bo), Anzola jazz, Castelfranco Emilia blues, Bubano blues, Mercatino verde del mondo (Bo), L’Altro Spazio (Bo), Ramona D’Agui, Teatro del Pratello (Bo), P.I.P.P.U Domenico Lannutti, Insegui L’Arte (Badolato CZ), Artedate (Mi), Paratissima Expo (To), Teatro Nuovo e club Giovane Italia(Pr), Teatro Comunale e Dehon (Bo), Teatro delle Passioni (Mo).

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