Interviste

Marco Parente – Intervista

Faccio una notevole associazione tra l’approccio del punk e della poesia, sono due cose per me molto simili

Destabilizzatore musicale dal 1997, Marco Parente è tornato l’anno scorso con Life, un lavoro intenso ed accattivante. In questa intervista ripercorriamo alcune tappe fondamentali della carriera di questo artista a tutto tondo.

Partiamo dal titolo scelto per il tuo nuovo disco, ovvero Life, vita in inglese.
Ormai la parola Life non è più nemmeno inglese, tutti ne conoscono il significato, fa parte del nostro bagaglio culturale. In questo caso l’ho scelta come titolo principalmente perché esteticamente mi piacciono le linee che formano il termine LIFE, quelle della parola tradotta, VITA, mi sembravano poco adatte, nel senso che sono meno protese in avanti.
In inglese assumono il significato di non mollare, di non guardarsi mai indietro. Trovo il tutto vago, ma universale. Ognuno ci può vedere quello che vuole.

Alla luce di Life, come si è evoluta la tua scrittura dal 1997 ad oggi?
Questo non dovrei dirlo io. So che un certo istinto è rimasto il medesimo, esattamente lo stesso che mi ha spinto la prima volta a scrivere una canzone. Mi riferisco a un tipo di instinto che una volta tirato fuori resta oggettivo, non ha grandi mutamenti. La seguente consapevolezza è un affinamento e un prolungamento di esso. Rispetto a questi concetti è difficile parlare di maturità, ma direi piuttosto che c’è stata una messa a fuoco autonoma soprattutto dal punto di vista della scrittura.

Vuoi parlarci della trilogia POE3 IS NOT DEAD, di cui Life ne è l’epilogo?
Il progetto POE3 IS NOT DEAD nasce come contenitore di un modus vivendi chiarito dapprima con la lettura di un saggio della filosofa Maria Zambrano che si chiama Poesia e Filosofia. E’ un lungo percorso in cui la poesia e la filosofia quasi mai si sono trovate in una combinazione ideale: la prima ha il desiderio di vivere fuori legge, a trecentosessanta gradi, cibandosi anche di contraddizioni, mentre la seconda vuole sempre dimostrare qualcosa in maniera distaccata. Non ci sono interazioni, né prese di posizione. Questa per me è l’arte.
Il passo successivo di POE3 IS NOT DEAD è l’ultima intervista a Marcel Duchamp, in cui gli veniva chiesto il senso del suo lavoro. Lui rispose che ha fatto della sua stessa vita un’opera d’arte. Io aggiungo sempre che un’esistenza così è opprimente, perché un’opera d’arte la si considera o eccelsa o nulla.
POE3 IS NOT DEAD è proprio uno slogan, sostituendo la parola PUNK. Faccio una notevole associazione tra l’approccio del punk e della poesia, sono due cose per me molto simili. E’ stato un po’ un ricucire tradizionale con Life, perché si tratta di un disco vero e proprio di dieci canzoni guidate tutte dalla finalità di tutelare l’istinto di cui abbiamo parlato precedentemente.

Visto che abbiamo citato l’attitudine punk, ti chiedo inevitabilmente qualche ricordo legato alla tua esperienza come batterista dei CSI
Secondo me quell’esperienza aveva poco a che fare con il punk. Forse un tantino di riflesso per coincidenze storiche. Ricordo di più ciò che ho vissuto dai tredici ai quindici anni, dove per me la musica punk era una cosa molto seria. Anche il font che ho usato per POE3 IS NOT DEAD è una citazione ai dischi dei Crass, che era la mia band di riferimento. Ero in contatto con tutti i centri sociali d’Europa, mi facevo mandare i dischi, seguivo diverse fanzine, provavo a scrivere i miei pensieri e mettere su i primi gruppi con gli amici. Mi sentivo profondamente invischiato in quel mondo. Tornando alla tua domanda, come batterista avevo tutt’altro background. Ho affrontato un po’ da esterno quell’esperienza, in quanto non ho mai fatto parte ufficialmente dei CSI. Ero sostanzialmente un turnista.

Hai collaborato con tantissimi artisti nella tua carriera, come ad esempio Carmen Consoli e Manuel Agnelli. C’è qualcuno con cui avresti voluto incrociare il cammino musicale?
Tanti, direi. Avrei voluto incrociare Mark Hollis dei Talk Talk o David Byrne. A lui sono riuscito a mandare i miei dischi e di risposta ha inserito ben sette brani nella sua web radio. Penso che aveva apprezzato ciò che facevo. E’ stata un sorta di incontro, lontana dall’essere una collaborazione fattiva sullo strumento.

Marco Parente
Black Candy Produzioni
Red & Blue Music Relations

About the author

Giovanni Panebianco

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