Interviste

Maestro Pellegrini, Intervista

Attualmente il Maestro Pellegrini suona stabilmente con gli Zen Circus, ma scopriamo insieme tutto sul suo percorso da solista in questa intervista

Tra gli esponenti più influenti della musica alternativa italiana degli ultimi anni e con un passato ricco di prestigiose collaborazioni (Nada, Dardust, Il Pan del Diavolo, ecc.), Francesco Pellegrini, in arte Maestro Pellegrini, è finalmente pronto a presentarci Fragile, il suo disco d’esordio, frutto di un lavoro meticoloso lungo due anni. Attualmente suona stabilmente con gli Zen Circus, ma scopriamo insieme tutto sul suo percorso da solista in questa intervista.

Il tuo nuovo singolo “Inattaccabile” è una dedica a tua sorella Chiara. Ci vuoi parlare più approfonditamente del rapporto che vi lega?
Nel mio disco ci sono nove canzoni e tutte parlano di un momento o di una persona che ho riscoperto guardandomi dentro in un processo introspettivo nel quale ho deciso di usare la forma canzone per narrare la mia vita e le mie paure. Durante questo procedimento non ho solo messo a fuoco degli istanti fondamentali della mia esistenza, ma ho voluto inserire anche delle figure. Una di queste è mia sorella Chiara Pellegrini. E’ una musicista anche lei. Durante l’infanzia ci leghiamo molto come tutti i fratelli e le sorelle che non hanno una grossa differenza d’età. Essendo il fratello maggiore la proteggo nei momenti di difficoltà familiare. Ho sempre avuto questo ruolo nei suoi confronti ed è l’incipit della prima parte del brano, quello che precede il ritornello. Chiara decide poi di andare a studiare all’estero, si diploma in canto moderno e si trasferisce a Lisbona. Ormai è lontana dall’Italia da una decina d’anni. Quindi, in qualche modo, racconto questa perdita e successivamente inizio a usare la seconda persona plurale proprio per far capire a me stesso quanto, al di là di questa partenza, io e lei siamo identici.

La parola inattaccabile trova un sinonimo in inespugnabile. C’è qualche attacco dal quale senti di doverti difendere?
Inattaccabile denota più ironicamente il carattere di Chiara che contrappongo al mio. Intendo un’ostentazione della forza, cercare di non sbagliare mai e in questa maniera non essere mai criticabile. Tra l’altro è un concetto che rappresenta l’esatto opposto della parola fragile, scelta come titolo del disco.

Fragile è stato diviso volutamente in due parti. Che differenze intercorrono tra i due volumi?
L’idea del disco era quella di uscire interamente l’8 maggio. I piani sono cambiati quando è iniziato questo incubo chiamato COVID-19, che sta continuando purtroppo per tutti. In quel periodo non era nemmeno possibile stamparlo e con la Black Candy abbiamo deciso di intraprendere una via diversa: condividere le canzoni in un momento nel quale, secondo me, era importante che ognuno mettesse a disposizione quello che aveva. Così facendo ho dato vita al Volume 1, che conteneva due brani che erano già usciti più due inediti. Dopo queste quattro tracce non sapevamo se fare direttamente il Volume 2 o andare in stampa, cosa che però, viste le circostanze, ci era impossibile. Dalle critiche ricevute a causa del gran numero di ospiti, che io definisco amici, presenti nel primo volume, ho deciso di eliminare ogni forma di ospitalità nella seconda parte. In verità nell’album (uscito il 30 ottobre) ci sarà una collaborazione, tenuta segreta finora, con Francesco Motta.

Vuoi dirci qualcosa a proposito della tua esperienza sanremese con gli Zen Circus?
E’ un’esperienza semplice da raccontare. A distanza di tempo rimangono i ricordi belli. Spesso la mente tende a fare selezione, salvando le cose positive. E’ stato molto faticoso, perché fare l’artista non è un mestiere facile, come spesso erroneamente si crede. Le giornate erano veramente lentissime, facevamo prove dalla mattina alla sera e anche la carica emotiva era forte. Devo dire che ci ha aiutato molto andare là come band, perché quando fai gruppo ci si sostiene a vicenda. Sicuramente è più impegnativo gestire Sanremo come solista. Ci siamo molto divertiti, abbiamo festeggiato vent’anni di carriera e abbiamo conosciuto dei colleghi che personalmente mi sono rimasti simpaticissimi, come Arisa ad esempio.

Chiuderei chiedendoti qual è il tuo disco della vita, quello di cui non puoi fare assolutamente a meno.
Sui dischi vado in fissa e a seconda del periodo ne scelgo uno diverso. Sicuramente un lavoro che mi ha ispirato molto durante la scrittura del mio album è Trance Frendz di Nils Frahm e Olafur Arnalds, due produttori incredibili di elettronica. E’ un gioiello con delle armonie fantastiche che mi hanno aiutato tanto e mi aiutano tuttora a dormire, il che non è una cosa semplice ultimamente da fare.

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Giovanni Panebianco

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