Recensioni

Lynne Hanson & The Good Intentions @ Turnhout (Belgio)

Scritto da Marco Restelli

Un concerto dedicato alla speranza e allo spirito di resilienza di tutti noi

Dopo due lunghi anni di assenza forzata dai concerti, tornare a vedere musica dal vivo è un po’ come risalire in superficie dal fondo del mare e riuscire finalmente a respirare. Questa lunga apnea è stata dura da sopportare per noi assidui frequentatori della musica dal vivo, ma direi soprattutto per i nostri “eroi” artisti che hanno dovuto smettere di lavorare, con inevitabili momenti di sconforto.
Lynne Hanson, talentuosa e sensibile cantautrice canadese (Ottawa) prima della pandemia era abituata a programmare oltre 200 date all’anno sparse fra Stati Uniti, Canada ed Europa e proprio nel nostro continente si era interrotto l’ultimo tour del 2020 che doveva promuovere Just Words, che io considero il suo album più bello e maturo della sua ormai corposa discografia. Costretta suo malgrado fra le quattro mura casalinghe, la sua sempre prolifica creatività l’ha spinta a scrivere, a stretto giro di posta, un altro disco pubblicato di recente e intitolato Ice cream in november.
Quando sale sul palco accompagnata alla sua band nominata come sempre The Good Intentions, ma dal numero di musicisti e dalla line up ogni volta diversi (Blair Michael Hogan chitarra / loop station e MJ Dandeneau al basso), si intravede sul volto della Hanson una certa emozione, ancorché abbia da poco terminato il tour inglese. Ricominciare è ovviamente bello, ma necessita sul piano emotivo un certo rodaggio. Per sciogliere il ghiaccio, in realtà, le basta la dolce ballata d’apertura Hold my breath che, come rivelatomi dalla stessa artista nella chiacchierata after-gig, non ha volutamente inserito nel nuovo disco per il mood e il tema strettamente connessi alla pandemia e al senso di oppressione causato dal relativo lockdown.
I brani da Ice Cream In November che mi hanno emozionato sono diversi, ma dovendo selezionarne almeno un paio direi che Orion’s belt lascia davvero il segno per la melodia e il testo malinconicamente romantico, così come In on a wing eseguita per la prima volta dal vivo. Quest’ultima sull’album ha una piacevole veste pop, mentre eseguita dal vivo l’arrangiamento risulta più scarno, senza perdere tuttavia tutto il suo fascino e il suo spirito frizzante. Per i motivi evidenziati nell’introduzione di questa breve recensione, per la sua set list Lynne pesca a piene mani anche da Just Words e qui non posso non sottolineare lo splendore della mid-tempo Clean Slate che ti avvolge come un mantello riuscendo a portare il suo calore sin dentro il cuore. Immancabile il riferimento, giustamente evidenziato con orgoglio dalla cantautrice canadese, al suo lungo periodo di sobrietà successivo alla ormai abbandonata dipendenza dall’alcool. Praticamente in ogni suo lavoro e concerto questo tema ricorre e qui gli episodi ad esso strettamente legati sono la radiofonica Whiskey and tears ( da River of sand del 2014) e la struggente ballata Long way home ancora da Just Words. Il concerto come al solito termina con Lynne Hanson che sale su uno dei tavoli del locale (l’elegante ristorante fiammingo Het Keizershof) per dedicare alla speranza e allo spirito di resilienza di tutti noi spettatori una emozionante versione unplugged di Gotta have rain (da Uneven ground del 2017). Da brividi.
La serata ha una piacevole coda con l’acquisto dei cd e i saluti post concerto con un’artista che sta dimostrando di non voler evolvere, cambiando album dopo album il suo stile, evitando così di arenare il proprio songwriting a una formula ripetitiva. E sinceramente non posso che condividere pienamente la direzione artistica intrapresa: nessuna carriera può sperare di durare senza coraggio e Lynne ne ha da vendere.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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