SOund36 intervista Livia Ferri, una giovane cantautrice dalla bellissima voce che ha da poco pubblicato il suo debut album “Taking Care”, prima tappa di un viaggio musicale intrapreso tanti anni fa!Dunque, non perdetevela!
Sappiamo che il walkman è stato un tuo gradito compagno di viaggio, quando hai capito che il fare musica era la tua strada?
Questo è un concetto complesso, con il quale ancora combatto. Mi spiego: la musica farà sempre parte della mia vita, mi salva la vita tutti i giorni, mi accompagna sempre, vorrei che fosse la mia vita, ma è molto difficile farne un mestiere. Ma è un discorso davvero lungo, la risposta più diretta che posso dare è che quando ho finito il liceo ho voluto studiare musica, sperando di farne un mestiere perché qualsiasi altra cosa mi sembrava un contorno. Un ripiego. Una gabbia.
Dopo anni di esperienze arriva nel 2012 il tuo debut album “Taking care”, che messaggio hai voluto lanciare ai tuoi ascoltatori?
Sono più ambiziosa di quanto mi piaccia ammettere. Spero che le persone che hanno ascoltato il disco abbiano sentito una verità. Non importa molto che sia stato di loro gusto, il gusto è personale e non è sminuente trovarne di diversi. Ma spero che qualcuno di loro abbia pensato “anche io mi sento così. Anche io ho dovuto affrontare questo” e il traguardo più grande sarebbe per me sapere di aver aiutato delle persone a capire qualcosa in più di sé. Perché la musica cura. Da qui anche il titolo: prendersi cura. Volevo che le persone che mi sono state vicine e che mi hanno aiutata ricevessero qualcosa indietro, anche se non l’hanno mai chiesto.
Musicalmente parlando dove e come lo avete registrato?
Abbiamo registrato tutto in due case, una a Frascati (di proprietà di Francesco Milazzo, il bassista che ha suonato nel disco) e una ad Aprilia, di mio cognato. Avevamo uno studio mobile, quindi ci siamo praticamente trasferiti in queste case, tre settimane a Frascati e una ad Aprilia, e abbiamo registrato tutto. Volevo un suono pieno di ambienti, di colori spontanei, un suono imperfetto e sincero. Questo ci ha portato a registrare in salotti, mansarde, bagni, nello specifico abbiamo microfonato un lavandino, molti dei cori sono stati ripresi con tre microfoni: io cantavo nel mezzo di un corridoio con un microfono davanti a me e gli altri due alle estremità del corridoio. E’ stato molto divertente e stimolante trovare soluzioni istintive per raggiungere l’obiettivo.
Nasci come cantautrice, per i tuoi concerti ti appoggi ad una band?
La mia band al completo è formata da sette persone, per cui è molto difficile portarla in giro. Sono persone per cui nutro molto affetto e moltissimo rispetto, quindi se non posso garantire una retribuzione spesso mi trovo ad usare la formazione ristretta acustica (io alla chitarra e la voce e tre coristi) oppure a volte mi chiedono di andare da sola, chitarra e voce. Fortunatamente i pezzi che finora ho scritto funzionano anche nella più scarna delle ipotesi. Poi si sa, meno è meglio!
Al momento stai già componendo qualche altra canzone?
Sono tornata da un mese di viaggio e questo mi ha dato modo di prendere le distanze e guardare le cose da lontano, quindi sì, in questo momento sto buttando giù molti testi e ho cominciato a lavorare sulla musica. La mia espressività sta cambiando, insieme alla mia vita e sto ancora cercando di svelare a me stessa e di capire la nuova direzione. Devo solo prendere velocità.
Spero di registrare di nuovo qualcosa tra la prossima primavera e l’estate.
Annalisa Nicastro