Interviste Pop Corn

Leopoldo Innocenti, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

Il libro mi ha confermato che il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei sogni.

Ho fatto la bella conoscenza di Leopoldo Innocenti grazie ad un carissimo amico in comune e grazie anche alla passione che mi lega a Berlino. Innocenti è stato inviato RAI per molti anni e qualche anno fa ha deciso di trasferirsi a Berlino dove ha ideato e scritto Aufwiedersehen Italia, edito da Armando editore.
Consiglio la lettura del libro a tutti i nostri lettori, leggete anche la nostra intervista di approfondimento ad Innocenti, che ringrazio molto.

Da quale esigenza nasce Aufwiedersehen Italia? E’ un libro di ricerca?
Dopo oltre trenta anni di lavoro giornalistico in Rai è immancabilmente arrivata la pensione. Ho lavorato come inviato di guerra in Afghanistan, Iraq,Libano e in molte altre zone del mondo. Lo stacco tra la passione giornalistica di un tempo e il “riposo forzato” ha fatto nascere in me la voglia di cambiare scenario. Per questo ho lasciato Roma e mi sono trasferito a Berlino dove è nata l’idea del libro.

In fuga verso il futuro è il sottotitolo del suo libro, il futuro è davvero lì a Berlino?
No, il futuro che riguarda la nostra vita è dentro di noi.
Berlino, la città multietnica è soltanto un trampolino per crescere, misurarsi e capire che i progetti che sono dentro ogni giovane, in molti casi possono diventare realtà.

La Germania descritta nel suo libro ha davvero un’attitudine amichevole verso l’immigrazione? L’immaginario tedesco è cambiato negli anni verso la cultura italiana?
Vivere in Germania non è facile. Bisogna imparare la lingua e rispettare le regole. Se si vale,però,i tedeschi lo riconoscono…Insomma in Germania, più della furbizia e delle raccomandazioni conta la preparazione.

innocenti

Tutti i giovani che lei ha intervistato e di cui ci fa conoscere le storie partono per insoddisfazione nei confronti della vita in Italia e sono quasi tutti laureati. Cosa ci fa capire questo?
Si,parecchi dei giovani e non giovani che ho intervistato sono partiti per delusione. Si sono stancati dei tanti castelli di parole che hanno ascoltato per molti anni… Quasi tutti delusi dalle quotidiane promesse e dichiarazioni politiche che non hanno portato a nulla hanno preferito andarsene.
Il libro (Auf Wiedersehen Italia) vuole proprio approfondire da che cosa sono fuggiti i nostri ragazzi. Io ne ho seguito le aspettative, i successi e, qualche volta, le delusioni.

Ogni storia che ci racconta è anche un pretesto per parlarci della storia di Berlino ed è ambientata in un posto sempre diverso e particolare della città, qual è il suo angolo preferito?
Berlino come in altre città del mondo non c’è un angolo più bello dell’altro. La “città del muro” come è stata definita va scoperta giorno dopo giorno e il libro, oltre al testo, fa scoprire anche diversi contesti cittadini.

In alcuni punti del racconto esce fuori molto del suo spirito critico, dubbi sulla società tedesca su alcuni paradossi che produce, è solo una mia sensazione?
Il libro non è sulla società tedesca ma sulle opportunità che Berlino può offrire. Non si deve pensare alla città delle start-up come a una ubriacatura autocelebrativa, ma come a una città che può offrire percorsi per crescere.

Cosa le ha insegnato questo libro?
Il libro mi ha confermato che la partenza dei giovani non è un esodo forzoso ma una scelta. Mi ha confermato che il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei sogni.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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