LeekELeek è stato oggetto di attenzioni da parte di tutti gli amanti del filone musicale di Chicago per un po’ di tempo ora, tuttavia fatica ancora ad emergere in un contesto musicale che sembra più interessato a rinnovarsi che a sfornare una nuova star post-Chief Keef/Lil Durk e compagnia cantante. E questa direzione è la medesima di Still Geekin, il nuovo lavoro di Leek: tante novità sonore, alcune assai riuscite, e ancora un’inarrestabile voglia di distinguersi dal resto dei suoi coetanei.
Non che la sua estetica, ricca di synth vividi, squillanti e di beat spesso uptempo sia del tutto venuta meno. L’opener “Drug Paraphernalia” ricorda le sue precedenti produzioni per vari artisti bop di Chicago, così come “How I Shine”. Questa è forse la traccia meglio riuscita dell’intero tape, con melodie di piano e archi acuti e dalla melodia trionfale, accompagnati dal cantato via autotune che è caratteristico di tutti i suoi precedenti lavori. Tuttavia, in questo pezzo è evidente la consolidazione di una formula propria, una “zona sicura” nella quale Leek, sia beatmaker che crooner, non ha probabilmente rivali in tutto il Drillinois.
“Wassup” invece, per quanto affine alla sua linea classica, ha un tocco R&B più marcato, morbido e suadente, arricchito dal flow di Leek nella prima strofa, ispirato a Young Thug, la cui energia paradossalmente ben si sposa con la lentezza del beat.
Ma superata la propria zona di comfort, il giovane beatmaker non ha esitato ad addentrarsi in punti a lui meno conosciuti, dei quali dimostra tuttavia di aver rapidamente preso coscienza. “Love Of Lean” è l’esperimento più interessante, se vogliamo d’impatto per la sua collocazione nel tape, immediatamente successiva a tre pezzi più abituali per sonorità. Si tratta di una versione alterata del classico chopped and screwed alla Texana, dai battiti rallentati e dalle tonalità vocali alterate verso il basso. Leek introduce il suo autotune in uno spazio oscuro, etereo, abitato da synth macchinosi e onnipresenti riverberi. Il risultato è inizialmente ostico da digerire, ma capace di catturare dopo più ascolti.
Cosa diversa per “Birthday Drugs”, collaborazione con uno dei pionieri della musica drill, King Louie. Su un beat simile ad una ballata concepita sotto acidi, i due elencano con un orecchiabilissimo autotune le loro preferenze ricreative, cavalcando la confusa freschezza della strumentale.
King Louie è l’unico featuring di peso del progetto, e presenzia anche in “Banana Boat” e “Michael Jackson Money”, quest’ultima graziata da un sognante inciso di Leek, sempre più indirizzato verso l’essere un artista in versione “pacchetto completo”. Nonostante alcuni momenti opachi e poco ispirati (“Do Me A Gucci”, “Clout Man” e “Runna Check Up”), il tape recupera energia con la roboante trap di “Go There” e il trionfo di ottoni della closer “How It Start”.
Con alcuni cosign via Twitter da parte di noti A&R e la vetrina ottenuta grazie alle produzioni prestate per l’acclamato Signed To The Streets 2 di Lil Durk, LeekELeek sembra aver trovato una fanbase abbastanza grande per poter aspirare a riconoscimenti più prestigiosi rispetto a prima; la sua unicità d’altronde, in un periodo in cui il solo essere sconclusionati viene spesso scambiato per l’essere unici e creativi è di per sé un’arma – nonché una dote – fantastica.
Patrizio Corda
LeekELeek
Still Geekin
Tipo: Album
Label: 2Greedy Ent.
Tracce: 13