Il ritorno negli scaffali (digitali) di un nuovo album dei Klone è sempre una notizia accolta positivamente dai fan della band francese, che si sta ritagliando uno spicchio di popolarità anche nel nostro Paese. Meanwhile spezza un po’ i ponti con il passato metal, facendo il verso a gruppi prog rock come Riverside, snellendo, in parole povere, il loro sound a favore di una schiettezza maggiore rispetto ai tempi andati.
A testimonianza di queste mie parole basta ascoltare le prime due tracce del disco, “Within Reach” e “Blink Of An Eye”, quest’ultima introdotta da un sassofono jazz che sarà una presenza piacevolmente costante in buona parte dell’album. “Bystander” e “Scarcity” ribadiscono come sia a loro congeniale muoversi e incagliarsi in melodie post grunge, nonostante l’effetto collaterale di mostrarsi come degli emuli di una corrente ormai non più in voga sia dannatamente alto. Conoscendo le loro produzioni precedenti resto spiazzato anche da un brano come “Apnea”, sicuramente più vicino agli Incubus che agli Haken.
“The Unknown” incarna la forza espressiva dei Soen, privandoli però di ogni residuo barocco, mentre con “Night And Day” si ritorna sulla scia delle canzoni precedenti: andamento soft nelle strofe e laconici nei ritornelli, nonostante gli interventi heavy siano comunque ben misurati. La voce di Yann Ligner merita ad ogni modo una promozione a pieni voti e in un pezzo come “Disobedience” dimostra tutta la sua versatilità.
Meanwhile è il frutto di uno studio introspettivo che la band sta attuando su se stessa, può piacere o non piacere, ma è ciò che il quintetto transalpino ha scelto, con cognizione, di portare avanti.
Klone – Meanwhile
I Klone spezzano un po’ i ponti con il passato metal facendo il verso a gruppi prog rock