Un accento calabrese molto caratteristico, rap, reggae e una forte resistenza sonora alla ‘ndrangheta, ecco gli ingrendienti dei Kalafro, collettivo di Reggio Calabria che si batte da sempre contro tutte le mafie. Resistenza Sonora è anche il nome del loro quarto album, realizzato grazie al Museo della ‘Ndrangheta, nato grazie ai fondi confiscati ai clan e alle associazioni criminali.
SOund36 ha fatto quattro chiacchiere con i Kalafro in occasione dell’uscita del singolo La Ballata Collettiva e del video che farà parte di un DVD dal titolo Tempo Rubato… Alla Ndrangheta ambientato proprio al Museo della Ndrangheta e che vede coinvolti attivamente i ragazzi della scuola media Gebbione-Bevacqua di Reggio Calabria.
SOund36 si associa a questa resistenza sonora e augura a questi ragazzi di continuare a resistere.
Qui di seguito trovate l’intervista ai ragazzi e anche un estratto audiovideo dell’intervista stessa!
Il vostro impegno sociale va oltre le parole messe in musica?
Chi in un modo, chi nell’altro, abbiamo sempre amato la partecipazione. Che
sia politica, volontariato, associazionismo. La musica non è un elemento
staccato da tutto ciò ma si inserisce in materia totalmente organica, al punto
che diventa difficile distinguere cosa è musica e cosa no…
“Resistenza Sonora” è il primo album prodotto dalla Mafia, spiegateci meglio…
Semplicemente è totalmente finanziato da un ente, il Museo della ‘ndrangheta,
che ha sede in una villa confiscata a un boss con tanto di bunker per
nascondere i latitanti, un auto confiscata ad un’altra famiglia mafiosa…
quindi indirettamente possiamo dire che il disco sia stato prodotto dalla
mafia.
Il vostro Collettivo nasce a Reggio Calabria, cosa vi ha dato musicalmente
parlando questa terra?
La rabbia, il senso del limite, la lontananza da tutto e la voglia di
arrivare, con la musica, a questo tutto. Ma anche la coscienza delle radici
sociali e culturali della musica nella nostra città e nella nostra terra, il
senso di appartenenza a un movimento antagonista e di coscienza che dura da
molti anni… E’ difficile dire che cosa NON ci abbia dato la nostra terra, nel
bene e nel male!
Avete anche fatto un dvd con i ragazzi della scuola del Gebbione, uno tra i
quartieri più “problematici” di Reggio, come hanno reagito i ragazzi a questo
progetto?
A quell’età, la maggior parte di loro, ha preso con entusiasmo e ingenuità il
tutto. Ma da oggi ognuno di quei ragazzi avrà una coscienza differente, e forse
diventerà “mafia-friendly” meno facilmente. Confidiamo che i frutti del lavoro
arrivino col tempo.
Siete da sempre socialmente impegnati; parliamo del movimento No Ponte,
parlatecene meglio.
Abbiamo aderito da subito, in modo direi fisiologico, alla lotta contro il
Ponte Sullo Stretto, opera discutibilissima in una terra come la nostra. Non
amiamo fare valutazioni assolute tipo “è giusto, è sbagliato”. Magari a
Brooklyn ha un senso, ma a Reggio Calabria e Messina ne ha un altro. Credo
siano molte altre le cose necessarie. E questo mio non è “benaltrismo”, ma dura
verità che fa male. Serve altro, e ciò che serve non è indipendente dal Ponte,
quindi non mi vengano a dire “ma il Ponte non c’entra con l’altro”. Fai il
Ponte e poi non c’è l’Autostrada per arrivarci? La A3 è un’autostrada? Basta
solo vedere a chi appartengono gli interessi economici intorno al ponte per
capire bene la sostanza del progetto.
La lotta contro la mafia è il Focus del vostro nuovo album…
la musica riuscirà a resistere e a sconfiggere tutte le brutture?
La musica può essere un valido contributo per la prima fase, ma è importante
che sia accompagnata da un’azione di consapevolezza sociale più ampia ed
intensa.