La rassegna “You Must Believe in Spring” entra nel vivo con un evento all’Auditorium Claudio Monteverdi del conservatorio Campiani di Mantova, prima l’esibizione della trombettista canadese Lina Allemano che sviluppa le proprie trame articolando il proprio linguaggio tra composizione e improvvisazione in continuo dialogo con i musicisti del suo quartetto.
Poi è il momento del quartetto del sassofonista James Brandon Lewis. Nato a Buffalo nel 1983, come ogni teen-ager afroamericano della sua generazione nell’adolescenza ha profondamente interiorizzato la musica e la cultura hip hop. A partire dal suo trasferimento a New York nel 2012 si è affermato non solo come uno dei più brillanti nuovi sax tenori, ma come una delle figure di punta del jazz afroamericano, con una personalità e una concezione che mescola diversi elementi jazzistici ed extrajazzistici.
Transfiguration, è il suo quarto album alla guida del quartetto composto dal pianista cubano Aruan Ortiz, dal bassista Brad Jones e dal batterista Chad Taylor. Echi di Coltrane, Shepp, Rollins e Ayler risuonano in tutto l’album, intrisi dell’energia di Lewis
mentre percorre dipinti armonici con incrollabile sicurezza. La voce (il sax) di James Brandon Lewis straordinariamente evocativa e del tutto personale si immerge in composizioni complesse attraverso il percorso che con il quartetto ha intrapreso da qualche anno fin dai tempi del disco Molecular e che si distacca da esperienze come quelle del trio o quelle del Red Lily Quintet
Transfiguration è il brano d’apertura del concerto, ed è il brano che James Brandon Lewis considera plasmato sul principio delle «dodici note», che sarebbe il principio della dodecafonia. Ovvio che l’attenzione si concentri su questo brano per capire se davvero l’adozione di un tale sistema compositivo abbia determinato un cambio di prospettiva nell’itinerario artistico del saxtenorista americano. Di James Brandon Lewis si è apprezzato finora il modo passionale, spregiudicato e devoto con cui ha riproposto il vocabolario coltraniano.
Entrando in sala, prima dell’inizio del concerto scambiando due parole con uno spettatore, con circa tante lune quanto le mie, ci siamo detti che a noi che ascoltavamo ieri Coltrane, non potevamo oggi fare altro che ascoltare James Brandon Lewis.
Tutto ciò porta a pensare “Lewis è il nuovo Coltrane?” oppure “È così che suonerebbe Coltrane se facesse jazz oggi?”. Lewis è una forza del jazz che deve essere apprezzata qui e ora, e bisogna essere grati e felici di essere presenti ad ascoltarlo!
LINA ALLEMANO Quartet
Lina Allemano, trumpet/compositions
Brodie West, alto saxophone
Andrew Downing, double bass
Nick Fraser, drums
JAMES BRANDON LEWIS Quartet
James Brandon Lewis – Sax Tenore
Aruan Ortiz – Pianoforte
Chad Taylor – Batteria
Brad Jones – Contrabbasso