Recensioni

IOSONOUNCANE – Qui Noi Cadiamo Verso il Fondo Gelido, Concerti 2021/2022

Scritto da Daniela De Vellis

Di rado accade, ma quando i versi commuovono fino alle lacrime, allora significa che è accaduto davvero qualcosa di sacro. E’ accaduto ed accade. Siamo vivi, accade ancora qualche volta.

Il libero arbitrio ci mette di fronte a continue scelte: restare o andare, muoversi o fermarsi, finire intrappolati nel fondo gelido di noi stessi o aprirci ad un nuovo calore umano.
Qui Noi Cadiamo Verso il Fondo Gelido – Concerti 2021/2022 è una scelta di autenticità, di verità senza filtri, di ardita consapevolezza.
IOSONOUNCANE – all’anagrafe Jacopo Incani – sceglie di reinterpretare se stesso nella veste più autentica e vera e ardita di sé con la raccolta Qui Noi Cadiamo Verso il Fondo Gelido – Concerti 2021/2022. Si tratta della registrazione dal vivo del tour estivo del 2021 di alcuni brani di IRA e DIE – album già registrati in studio – e di altri inediti.
Assieme a Bruno Germano e Amedeo Perry ai synth, la raccolta, che ha preso corpo lo scorso 10 Novembre, si anima di diciotto tracce divise in due CD e tre LP. Cinque brani sono tratti dall’album IRAAshes, Ojos, Prison, Niran, Hajar, due – Buio e Tanca – provengono da DIE, mentre il resto è frutto di improvvisazioni che il pubblico non ha mai ascoltato prima e, per questa ragione, l’opera si veste di una straordinarietà ancora più lontana dall’ordinarietà.
La raccolta prende il titolo da un verso della traccia Ojos e nella sua reintepretazione dal vivo diventa maestosa e piena come il mare tumultuoso di Buggerru – paese di poco più di mille anime nel Sud della Sardegna che ha dato i natali ad Incani. La ruvidezza e l’appartenza ad una terra viva, selvaggia e ancora non contaminata dallo sfavillare turistico e medaitico, si sente in tutta l’opera. Forte è il richiamo alle vicende che hanno segnato questa terra, alla dignità riscattata il 4 Settembre 1904, quando i minatori insorsero contro le disumane condizioni di lavoro dando vita al primo (e forse anche unico) sciopero in Italia e, a seguire, in mezza Europa.
Tamburi, echi nel buio, vite dissonanti che si fanno strada nei corridoi di Acciao e di Bestas, e ancora scalpelli che martellano nel brano Cabot. Il tutto riprodotto dal vivo con fedeli sintetizzatori analogici che risuonano e rimbombano come nelle viscere di un mondo sotterraneo misterioso e vasto.
I pensieri freddi dei minatori si percepiscono sin dalla prima traccia di apertura dell’album – Inam – in cui si ha la percezione di scendere all’ultimo piano con un ascensore al contrario che porta a scomparire fin quasi al centro della terra. E forse è proprio questo l’atto più sacro che si possa fare verso noi stessi: scomparire dalla scena per scendere a toccare le fredde incertezze che congelano. Da laggiù, o si resta sepolti o si rifiorisce.
Accade nel brano di chiusura della raccolta, intitolata non a caso Sacramento, che arriva ad una profondità così struggente che non si può raccontare, se non solo attraverso i suoi stessi versi:

Ciò che fu mi seppellirà,

ciò che fu mai più sarà,
lì con te mi seppellirà,
ciò che fu mi seppellirà,
fiorirà ma non più con te,
sfiorirà ma non più per te.
Sacramento – Parole e musica di IOSONOUNCANE

Di rado accade, ma quando i versi commuovono fino alle lacrime, allora significa che è accaduto davvero qualcosa di sacro. E’ accaduto con Sacramento ed è accaduto con Buggerru. E’ accaduto ed accade.
Siamo vivi, accade ancora qualche volta.

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Daniela De Vellis

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