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Il Meglio del 2020 per Giovanna Musolino

Scritto da Giovanna Musolino

Idles- Ultra Mono (Partisan Records)
Terzo album per la band di Bristol che si conferma una delle più esaltanti del panorama rock internazionale. Heavy post punk, se proprio si deve trovare un genere (la definizione è dello stesso Joe Talbot), per una musica grezza, violenta, arrabbiata, talvolta velata da una certa oscurità. Due chitarre potentemente distorte, una ritmica motorik, una voce rabbiosa e graffiata. Testi intelligenti, poetici, ironici, impegnati. Collaborazione con Warren Ellis e Jenny Beth. Un capolavoro assoluto.

Fontaines D.C. – A hero’s Death (Partisan Records)
Seconda pubblicazione per i Fontaines D.C. dopo un esordio fulminante. Un disco estremamente coraggioso, sincero, liberatorio; non è autocelebrativo, né indulgente con sé stesso. Energico e tirato, dolce e struggente: uno strato di malinconia ammanta la musica e le parole della maggior parte dei brani. Musicalmente la band ha perso un po’ della sfrontatezza arrabbiata, della verve scanzonata degli esordi per acquisire un sound più maturo, più completo, tagliente, ossessivo: la ribellione irrequieta è divenuta una rivolta inquietante. Un album bello: intensamente, profondamente, irrimediabilmente, straordinariamente bello!

Crass – Crassical Collections (One Little Independent Records)
I Crass pubblicano un doppio CD che raccoglie tutta la loro produzione discografica, arricchita da inediti e rari live. Intransigenti, coerenti, battaglieri, idealisti i Crass incarnano lo spirito ribelle e la potenza devastante del miglior punk.
Profeti di un’anarchia non teoricamente vagheggiata, ma sentita nel profondo e realizzata concretamente. Testi mai banali, che si scagliano ferocemente contro il razzismo, il sessismo, lo sfruttamento, il militarismo. Una musica arrabbiata, irriverente e impegnata. Una musica di cui si avverte, ancora oggi, l’impellente necessità.

Bob Mould – Blue Hearts (Merge)
A un anno dallo splendido Sunshine Rock torna l’inossidabile Bob Mould con un disco eccellente. Album tiratissimo, quattordici brani di pura deflagrazione sonora. Musica irruenta e testi al fulmicotone. Mould urla il suo rifiuto verso una politica americana che non lo rappresenta, vomita la rabbia nei confronti del degrado sociale e morale che dilaga.
People suffer in the streets each day
While you take a little change 
From the offering tray
It’s another American crisis
 You can see how the lives divide us
 World turning darker every day
 In a fucked up USA

Massimo Zamboni – La macchia mongolica (Universal)
L’ultima fatica compositiva di Massimo Zamboni è opera complessa e tripartita (un libro, scritto a quattro mani con la figlia Caterina; un CD/LP, suonato con Cristiano Roversi e Simone Beneventi; un film-documentario, diretto da Piergiorgio Casotti). Parla di Mongolia, di viaggio inteso come “immaginazione preventiva, transito e nostalgia” in una terra che, come la milza, riveste “un ruolo a lato, decisivo, l’emopoiesi, la rigenerazione sanguigna che immette nel circolo i globuli nuovi”. Il libro, il film, il disco sono entità autonome e distinte che pure trovano completamento e si rafforzano nell’unità. L’album è quasi completamente strumentale, come se le parole potessero distogliere dalla malia di una musica suggestiva e ipnotica. I tredici brani sono un iter che è ricerca e incontro con una Mongolia personale, filtrata, percepita e restituita in sonorità di rara intensità e bellezza.

Teho Teardo – Ellipses dans l’harmonie (Specula)
Musicista superbo Teardo riesce a creare un’ennesima opera sopraffina. La visita all’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in cui è custodita la prima edizione dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert ispira la genesi di Ellipses dans l’harmonie. Una musica rarefatta, un’arcana alchimia, spettri ed evanescenze. Il moderno che si sublima nell’antico, archi che dialogano fittamente con chitarre elettriche, bassi, sintetizzatori. Impalpabile e senza tempo.

Gabriele Bombardini – Short stories (Bloom Recordings)
Quarto album solista del chitarrista ravennate. Short Stories è un disco particolarissimo, costituito da diciannove brani, diciannove acquerelli pennellati con la pedal steel. Degli haiku possiede la concisione, la pulizia, l’essenzialità, il rigore, elementi che enfatizzano il paesaggio sonoro, che dipingono la malia dell’istante. Il bending, il riverbero e le dissolvenze della pedal steel riproducono atmosfere rarefatte, sospese, ovattate. Le sonorità create da Bombardini riescono a sollecitare fortemente l’immaginazione e la visività: tinte tenui, nebbie mattutine, brume crepuscolari. Raffinato ed elegante.

Echo Collective – The See Within (7K!)
I belgi Echo Collective, in questi anni, hanno dimostrato di essere eccezionali e coraggiosi arrangiatori, sublimi esecutori e con The See Within anche eccellenti compositori. L’ album è infatti la loro prima opera compositiva originale. Questi musicisti riescono a coniugare la tecnica inappuntabile con la passione. Ai tradizionali archi si aggiungono l’arpa e il piano. Un suono che rifugge da qualsivoglia effetto sonoro eccetto il riverbero. Sonorità intensamente suggestive ed evocative. Un percorso di introspezione che si apre con un arpeggio delicato e insinuante (The See Within), diventa solenne con gli archi di Inflection Point, e si chiude con la cupezza dolorosa di archi e piano in The Witching hour.
Struggente.

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Giovanna Musolino

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