Interviste

Henrik Lindstrand

Scritto da Annalisa Nicastro

“L’album è una sorta di diario sonoro degli ultimi due anni della mia vita”

E’ appena uscito il nuovo album di Henrik Lindstrand dal titolo Klangland, un emozionante viaggio narrativo e cinematografico tra sezioni di archi che raccontano storie
Lindstrand con questo lavoro è al suo quarto album, registrato a Berlino con la produzione di Francesco Donadello. Le sezioni di archi sono state dirette da Robert Ames della London Contemporary Orchestra. Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata proprio in occasione dell’uscita di Klangland.

Henrik da dove viene il titolo dell’album?
Ho chiamato l’album come il mio studio a Copenaghen chiamato Klanglandet. Klang significa “suono” in svedese, e la stanza è come uno spazio libero per me dove cerco di tenere fuori il mondo esterno e trovare un luogo creativo in cui stare.

Che tipo di storie hai voluto farci arrivare con questo tuo nuovo lavoro?
Penso che l’album sia una sorta di diario sonoro degli ultimi due anni della mia vita. All’inizio del processo, ho trascorso molto tempo nella mia casa estiva, in un ambiente isolato e molto vicino alla natura, vicino al mare. Alcuni dei pezzi sono molto legati ad alcune di queste esperienze, ad esempio “Tumlare”, che è stato ispirato da due focene che un giorno nuotavano molto vicino alla riva. I loro movimenti nell’acqua erano così eleganti e giocosi.

Per la prima volta hai deciso di espandere la tua visione con l’inserimento di una sezione di archi. Perché?
Volevo espandere la tavolozza sonora dopo essere rimasto “bloccato” nel concetto di pianoforte solo che ho portato avanti per tre album. Il mio fascino per gli archi dura da molto tempo e ho scritto partiture per orchestra. Mi è sembrato quindi un passo così naturale portare un ensemble d’archi di medie dimensioni nel mio universo solista. 

Dove hai registrato l’album?
Tutte le registrazioni per pianoforte e altre aggiunte di sintetizzatori, chitarre, campane ecc. sono stati realizzati nel mio studio Klanglandet, ma gli archi sono stati registrati a Berlino con Francesco Donadello nel suo studio Voxton.

Cosa ti ispira di più per comporre?
Mi ispiro alle piccole cose di ogni giorno e alle persone che mi circondano, in particolare ai miei figli. Ma cerco ispirazione anche da altre culture musicali come ad esempio il pianista etiope Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou e la leggenda della musica sufi Abida Parveen. Sono anche un fan di colonne sonore e compositori come Thomas Newman e Ryuichi Sakamoto. Penso che la curiosità per le cose sconosciute sia una parte importante del rimanere ispirati. 

Cosa pensi della tecnologia e del computer riguardo alla composizione della tua musica?
È impossibile essere un compositore moderno senza l’uso del computer. È uno strumento fantastico, ma ci sono anche sfide nell’utilizzare troppe “scorciatoie” quando si crea musica e si rischia di diventare un po ‘troppo pigri. Quando ho iniziato il processo di composizione per Klangland, in realtà, sono tornato per molto tempo al buon vecchio metodo della “carta e penna” per fare composizioni per pianoforte. E penso che sia stato molto gratificante sia non essere rimasto bloccato a guardare in maniera continuativa uno schermo sia di poter usare le mie orecchie ed essere concentrato al 100% sui suoni che uscivano dallo strumento.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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