Recensioni

Heisenberg – Lunazione

Il gruppo romano degli Heisenberg ci parla della lunazione con un sound che va dai Massimo Volume ai Sigur Ros

Gli Heisenberg ci raccontano la ciclicità della vita attraverso cinque fasi lunari, unendo, in questo lasso di tempo, divergenze che vanno dai Massimo Volume ai Sigur Rós.
L’oscura “Nera Era” spegne le luci, facendoci fagocitare da un buco nero di post-hardcore che centellina le venature melodiche a discapito della successiva “Hringvegur”. La luna piena si scansa, gli arpeggi dei June Of 44 grondano a fontana su un manto acustico infranto dalle urla di Matteo Cellini. Il cielo si ripopola di stelle in “Il Destino Non Tradisce”, gli astri convergono e si scontrano ad ogni rintocco delle chitarre di Massimo Cardellicchio e Giorgio Vallone.
La nebulosa si dipana appena comincia “Nel Nome Del”, quadrata e con forti richiami all’hardcore old-school. La quinta e ultima fase è “A Chi Mise Ricordi”, dove è la batteria di Giovanni Lista a fare da catalizzatore, ben assistita dal basso di Stefano Tamorri.
In questa traccia tutte le influenze della band si accavalleranno tra di loro: ritroveremo i seminali Massimo Volume svelare i propri umori, le inossidabili badilate dei TV Priest si sprecheranno, mentre tra le macerie fumanti emergerà la personalità autonoma del gruppo romano, che in mezzo a tanta emulazione saprà brillare di luce propria.

Heisenberg
To Lose La Track

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Giovanni Panebianco

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