“Glues”, esordio discografico della giovane formazione ligure Glue’s Avenue (Lorenzo Spinozzi alla chitarra, Roberto Bonazinga al contrabbasso, Andrea Arnaldi alla voce) si muove con passo incerto sulle scivolose linee di confine tra versatilità e confusione, ostentata irriverenza e conformismo, pretesa avanguardia e bricolage citazionista.
Dal reggae con incursioni blues di “Febbre”, passando per le ballads “Gally” e “Oggi che tempo fa”, fino al charleston rivisitato di “Mauro si sposa”, “Glues” risulta discontinuo e poco riuscito, forzato nella costruzione di un’imprevedibilità sonora dalla trama fin troppo ragionata.
L’infedeltà programmatica ad ogni costante artistica fa dei Glue’s Avenue gli alfieri di un dogmatismo eccentrico, apparentemente liberi da ogni necessità di significazione, ideologicamente vincolati ad un diktat neodadaista autoimposto per dovere di stravaganza.
Gli episodi più autentici sembrano essere il divertissement fonetico-sonoro “L’antiestetico” ed il cabarettistico “Walzer di Castellane”, agilmente giocato tra sinuosità nordica ed energia carioca.
Un ottimo spunto da cui ripartire, con slancio, nel senso della costruzione di una più solida identità artistica.