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Giuseppe Tornatore – La Leggenda del Pianista sull’Oceano

Scritto da Liceo Tasso

“Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano? I tasti finiscono! Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. […] Ma non avete paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla a quella enormità? La terra, è una nave troppo grande per me.”

di Isabella Pulci

Il film “La leggenda del pianista sull’oceano”  (1998) è un adattamento cinematografico diretto da Giuseppe Tornatore  del libro “Novecento” di Alessandro Baricco.
Attraverso il travolgente racconto di Max Tooney, un ex suonatore di tromba del transatlantico “Virginian”, ci viene presentata la strabiliante storia del suo migliore amico Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il pianista sull’oceano.
L’unicità di Danny deriva dalla sua perenne presenza sul transatlantico: il ragazzo infatti non ha mai messo piede sulla terra ferma, essendo stato trovato in prima classe da un macchinista di colore quando era solo in fasce. Grazie al suo talento nel tramutare racconti di posti ignoti e inimmaginabili in musica, Danny diviene presto una leggenda acclamata da tutti i più grandi esponenti del Jazz. Accompagnati dalla profonda colonna sonora del maestro Ennio Morricone, riviviamo nel corso del film le emozioni provate e trasmesse dal protagonista ai passeggeri, condividendo con lui il conflitto tra abitudine e ignoto.
Solo dopo aver condiviso il suo punto di vista ed esserci immedesimati in lui e nella sua musica possiamo capire la sua decisione di temere così tanto la terra, la città, la società di cui non si vede fine.
Comprendiamo finalmente le parole della sua innocente critica al nostro mondo:
“Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine… la fine! Per cortesia, si potrebbe vedere la fine? […] Quello che non vidi è dove finiva tutto quello: la fine del mondo. Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano? I tasti finiscono! Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. […] Ma non avete paura voi di finire in mille pezzi solo a pensarla a quella enormità? La terra, è una nave troppo grande per me.”
Nel complesso la storia può essere definita come un vero e proprio trionfo di emozioni, colori vividi, passioni che non possono lasciare il pubblico inalterato. Una crepa, una smussatura nella nostra anima, ci porta a ragionare su temi alti e a “filosofare” sul vero senso della vita, inebriati dall’arte della quotidianità che apprezziamo con occhi diversi.
Il concetto di ignoto, così temuto dall’uomo, viene ripreso in chiave drammatica nel susseguirsi di scene toccanti e monologhi originali. Inoltre si potrebbe notare un significato allegorico fra il nome parlante “Novecento”, attribuito a Danny dal macchinista dopo aver letto la data sul giornale del giorno del suo ritrovamento, e l’inizio del secolo nel quale è ambientata la storia, periodo di innovazione, di cambiamento, di confusione, che determina l’assidua ricerca di tranquillità. Viene infatti sottolineata positivamente l’infantile sensazione di sicurezza nel sentirsi piccoli, limitati, insignificanti per tutti se non proprio per noi stessi.

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