Interviste

Gianni Venturi

Scritto da Annalisa Nicastro

“Forse uno scrivere poetico necessita di un vivere poetico”

Gianni Venturi è stato molte volte ospite del nostro pulmino, è un artista ultracontemporaneo che non solo ci piace molto ma che stimiamo per il coraggio che ci mette in ogni cosa fa: attraverso le sue opere e i suoi molteplici progetti dà continuamente vita a nuovi modi espressivi spesso in contrasto con il gusto massificato della nostra epoca.
Le sue belle risposte in questa intervista, sottolineano l’importanza del suo nuovo lavoro Il Poema della Balena Spiaggiata, un disco di voci e poesia (il terzo dopo Mantra informatico e Socrate è morto) in cui i protagonisti sono la poesia e la voce senza strumenti, batterie, bassi , sinth. Insomma c’è solo Amore – A maiuscola!- qui dentro in risposta al desolante periodo in cui ci ritroviamo a vivere, dove molti riempiono la propria bocca e le penne con cui scrivono del termine amore ma che nella maggioranza dei casi è privato del suo senso visto che, in molti casi, è solo il riflesso di un amore postmoderno narcisistico. Bisognerebbe usare la parola amore con cura e attenzione, trovando corrispondenza con quello che si dice e si scrive e si fa con come si vive la propria vita.
Gianni è poesia da quando ha 9 anni e forse anche da prima, perché cerca da sempre il tutto in un verso, come in questa poesia che ha scritto appunto a 9 anni e che vi vogliamo proporre prima di lasciarvi all’intervista.

Un cavallo che corre felice
Nella sua verde prateria
Non sa che dietro di lui
C’è una triste civiltà
Che lo chiuderebbe in una gabbia
Non andare cavallo
Corri nella tua prateria
Vivi la tua libertà

La metafora della Balena spiaggiata che concetto vuole esprimere?
L’umanità stessa nel delirio consumista è una sorta di balena spiaggiata, incapace di adattarsi all’ambiente circostante. Le balene sono sacre, rappresentano l’acqua che è vita, la stessa acqua che sta scomparendo, sommersa da plastica e rifiuti. Annaspiamo come vittime di noi stessi, così come una balena piaggiata boccheggia incapace di tornare all’acqua che le da vita. L’unica differenza è che noi siamo vittime e carnefici, la Balena è solo vittima.

La poesia riacquista la sua natura con la performance live? Cosa ne pensi dello spoken word?
Roberto Roversi, mi diceva che ci sono poesie che devono essere declamate, altre invece che necessitano il silenzio, lui considerava la sua poesia non adatta alla lettura live. Ci sono poeti come Montale, che faccio fatica a declamare o a sentire una qualsiasi voce che mi distoglie dall’intimità del suo scrivere. Mentre altra poesia, come tutta la beat generation nasce declamata. La mia poesia è legata alla musica ed alla teatralità, questo non la rende migliore, ma solo diversa, lei, la poesia resterà anche quando le nostre voci si perderanno nel tempo.
Lo spoken word esiste da sempre, un tempo la poesia era solo declamate, e rappresentava la memoria. Oggi performance live di poesia, possono avvicinarla ad un pubblico più vasto, ma non è la poesia ad averne bisogno, lei esiste comunque, il pubblico che l’ha perduta ne ha bisogno.

La voce è lo strumento principale, come l’hai utilizzata nelle canzoni dell’album?
Mi sono avvicinato al canto armonico, al canto sciamanico, poi, ho capito che sono vie più mistiche che tecniche, ho cominciato ad esplorare la sonorità della voce, la sua deformazione, ho violentato il grido, ho amato Demetrio Stratos, come ora apprezzo la beat box, ragazzi che usano la voce come strumento. Quindi ho cominciato a pensare alla voce come strumento, mantenendo comunque una ricerca sciamanica. Piccoli Mantra d’acciaio! Creo una base con canti e suoni, poi lascio fluire la poesia che si unisce al suono, si fondono e non si deve capire dove finisce l’una e comincia l’altro.

Che posto ha la tecnologia nella tua produzione ultracontemporanea?
La tecnologia mi diverte, ma è un mezzo non un fine, mi piace usare tutto quello che ho per creare, adoro sentire la mia voce distorta, effettata. Quello che per me conta è che l’umano non si lasci fagocitare dal virtuale, il virtuale ti usa, ti divora e ti fa credere che tu ne sia il conduttore, quindi, si, la teconologia mi serve, non è indispensabile, ma anche un semplice microfono è teconologia, questa mail che vi sto mandando è tecnologia, o la luce che accendo. Non è altro che uno strumento utile se non è fine a se stessa.

Definiresti le tue opere d’avanguardia?
Dopo Stockhausen? Per chi segue le correnti alternative da sempre definirsi d’avanguardia forse è un tantino pretenzioso. Goethe parlava di costruire il futuro con elementi del passato. Io cerco di fare questo. Poi certo i progetti con Lucien Moreau MOLOCH, ed Alessandro Seravalle QOHELET possono essere definiti d’avanguardia, e forse anche la trilogia mia di Mantra Informatico che si conclude con Il Poema della Balena Spiaggiata e poi la definizione di avanguardia, è difficilmente interpretabile. Cos’è avanguardia? Oggi la vera avanguardia a mio avviso è andare oltre la forma, alla ricerca di una più consapevole sostanza!

L’area sperimentale produce opere spesso notevoli che però faticano a entrare nel circuito nazionale dominato da logiche più massificate…La tua parola d’ordine è resistenza?
Questa domanda contiene già la risposta! Mi piacerebbe dire “resilienza”. La resilienza ci permette di resistere. Quando tu sei consapevole della difficoltà comunicativa, dall’impossibilità a volte d’essere non solo compreso, ma semplicemente ascoltato, ecco che diventi come un materiale in grado di assorbire un urto senza rompersi. Se cercassi logiche più massificate smetterei di scrivere poesia.

La tua poesia spazia dalla desolante follia umana ai piccoli gesti quotidiani che ruolo può avere l’artista oggi in un mondo come il nostro di post-verità? Bisogna essere resistenti e porre la poesia come strumento etico oltre che estetico?
Si, Albert Schweitzer, definiva l’etica come rispetto per la vita. Dal mio punto di vista la poesia non è mai stata uno strumento estetico, ma dovrei scrivere un trattato per approfondire questo concetto. La bellezza della poesia è involontaria lei, come organismo vivente non nasce per essere “bella” ma profonda, oltre, tempo e spazio. Il nostro senso estetico è volubile, la poesia invece è assoluta.

Alla fine di questa bella chiacchierata vorrei chiederti che cosa è la poesia per te?
Per me, la capacità di sentire, la disgrazia del troppo sentire, e la capacità di tradurre in versi questo enorme sentire. Ogni opera d’arte che si rispetti contiene poesia. Lei non è come le altre forme d’arte. Se ne sta in un angolo come una signora snob, non fa nulla per arrivare a te, ma nel momento che ti avvicini ad un verso e lo “senti” ti si aprono mondi. Forse uno scrivere poetico necessita di un vivere poetico.
E poi la capacità di sintesi, “M’illumino d’immenso” contiene mondi, terre inesplorate, anime che cercano, il tutto in un verso!

Poema della Balena Spiaggiata

Come balene spiaggiate
boccheggianti,
siamo così,
la poesia dell’acqua evapora
tra miasmi velenosi
e perduta memoria.
C’è un buco nero che attrae
inesorabile individui
destinati ad una massificazione
irreversibile,

non c’è dialogo nella massa,
nessun contatto,
io ho la gola chiusa, priva di suono
se non grido,
ma il grido è muto, come il verso
privo di parole,
osservo estraneo le genti scivolare
in strade cupe e aride,
stranieri l’uno all’altro, costruttori di distanze
infinite.

L’auto ha il motore in panne,
il meccanico stringe bulloni,
e sussurra
la danza del viaggio perduto.
In questa estrema primavera,
di fiori testardi
Che si ostinano a germogliare
su alberi fuori tempo,
una natura violata, in riva ad un oceano infelice,
si mostra,
come l’anima allo specchio rotto.

le balene incapaci di ricordare l’acqua
sanno della fine,
e cantano piccoli mantra d’acciaio.
Ho paura dell’umano incedere,
di questi vessilli consumati
e consumanti,
affamati di scorie putrescenti,
bipedi dalle mani prensili,
avvinghiate a telecomandi di oppio,

assuefatti al loro stesso morire.
Ho paura di entrare nella cifra,
di fondermi con la circolarità immobile
dell’entropica aggregazione belante.
Potrei usare la lametta, il treno,
o semplicemente spegnermi
cliccando cancel!

Libro: Il sogno della Palude

Musica:
Blus sottile prodotto dalla Fonoprint con mio fratello Maurizio.
Con gli Altare Thotemico
Altare Thotemico
Sogno errando
Selfie ergo sum Usciti per la Maracash
Con i Tazebao alla batteria Gigi Cavalli Cocchi Sempre Maracash
Opium populi
Con Alessandro Seravalle:
Qohelet edito dalla Lizard!
Con Giacomo Marighelli:
Vuoto Pneumatico

Con il progetto Moloch insieme a Lucien Moreau
MOLOCH
IL VANGELO DO MOLOCH In preparazione il terzo volume della saga!

Dischi solisti
Mantra Informatico Per la M.P.& records
Socrate è Morto Autoprodotto
Il poema della balena piaggiata prodotto dalla MPS Records
Sempre per la MPS Records Alice & Peter
L’amore è una grazia disco
L’amore è una grazia volume di poesie con illustrazioni di Gigi Cavalli Cocchi.
Intanto un altro romanzo con l’Altromondo editore
Laksmi Shiva (diario di un assassina)
Un volume di poesia con Ladolfi editore
21 Grammi di solitudine
Il primo disco degli Altare Thotemico è stato premiato dai Prog Awards come miglior disco di esordio in Italia e terzo nel mondo. Gli Altare sono all’interno di due enciclopedie del Prog curate da Massimo Salari.
Come cantautore è all’interno del dizionario dei cantautore diretto da Michele Neri.

Per approfondire
www.giannijonathanventuri.it

 

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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