Una generazione di cantautori di grande qualità sta lasciando il segno della propria arte, da diversi anni. Giacomo Lariccia, italiano ormai di base a Bruxelles da tre lustri, senza dubbio appartiene a pieno titolo a questo gruppo di sognatori di talento che senza cercare la strada facile dei talent o altre scappatoie redditizie hanno preferito un’altra via: quella della semina che pazientemente deposita nel terreno le proprie canzoni e lascia che queste portino frutto col tempo, se e quando il pubblico darà loro il riscontro che meritano.
Dieci, pubblicato in questi giorni è un album molto particolare perché assomiglia ad un Best of, ma è molto di più. Innanzitutto il titolo fa riferimento agli anni di carriera e quindi alcuni dei 19 brani (18 più una ghost track) sono effettivamente già usciti nei suoi primi tre LP. Questi costituiscono le fondamenta della “casa ideale” che piano piano sta costruendo per tutti coloro che hanno desiderio di un posto dove far riposare la propria stanchezza da una società che corre sempre, che è sempre più piena di contraddizioni e non lascia spazio all’ascolto e a salvaguardare il proprio cuore.
La maggior parte di questi pezzi però non viene riproposta come li conosciamo, ma sono stati ri-registrati con la collaborazione di nomi della musica italiana che seguono esattamente il suo percorso e la sua impostazione, quello della cura dei dettagli e il desiderio di regalare momenti di intimità. Ma come accennavo prima, Lariccia lascia spazio anche ai singoli pubblicati negli ultimi tre anni solo sulle piattaforme digitali e che finalmente trovano spazio su supporti fisici (che chi ama la musica sa apprezzare per tanti motivi).
Entrare nel merito dei molti gioiellini in questo caso è più complicato del solito, vista la mole del materiale e la difficoltà a scegliere di fronte a così tanta bellezza, ma proverò a mio modo a consegnare qualche corona dorata alle canzoni che reputo abbiano il ruolo di regine. Fra gli episodi del passato non posso non citare Sessanta sacchi di carbone che racconta un periodo buio dell’Europa in cui gli italiani vennero in Belgio a lavorare e purtroppo a morire nelle miniere. Lo stesso dicasi per la delicata Bruxelles, che racconta in modo ironico, ma anche profondo, la realtà di una città che definisce “di tutti e di nessuno”.
Ricostruire, title track dell’album del 2016, sa emozionare con la sua semplicità mentre Senza farci del male e Sempre avanti hanno una melodia a “presa rapida” che è impossibile non provare a voler ricantare in auto, sotto la doccia o nei momenti più spensierati.
Fra le ultime uscite, invece, a mio avviso Parole è una potenziale hit da classifica, calda e avvolgente, mentre Ci penserà il tempo ha la rara capacità di legare il presente col passato, la novità con la tradizione, qui impreziosita dalla collaborazione con i Musica Nuda e la voce incredibile della cantante Petra Magoni.
Chiudo con la speranza di poter riuscire a vedere Giacomo Lariccia dal vivo in una delle prossime date europee che lo vedranno protagonista nei prossimi mesi, e magari di poter raccontare l’esperienza (già piacevolmente vissuta due volte in passato) proprio sulle pagine della nostra rivista.
Giacomo Lariccia – Dieci
Dieci, pubblicato in questi giorni è un album molto particolare perché assomiglia ad un Best of, ma è molto di più