Arrivati al loro ottavo album i norvegesi Gazpacho presentano un progetto, un concept album dalle sonorità particolari forse un po’ diverse dalle loro precedenti produzioni ma questo è decisamente il loro album più maturo.
Demon è una lunga storia che parla di una storia vera. Un manoscritto ritrovato in un appartamento di Praga dove il precedente abitante aveva raccontato della sua caccia ad un demone.
L’inizio dell’album I’ve Been Walking Part 1 ha un inizio minimale con il pianoforte e la voce di Jan-Henrik Ohme che parte lentamente per poi esplodere nella sua pienezza per portarci avanti nella ricerca del demone che si protrarrà per 4 lunghi brani tra momenti di classico progressive rock fino all’uso di strumenti acustici e sonorità che riportano alla musica slava. Il viaggio prosegue tra le malinconiche melodie che Jan riesce a creare. Echi di passato con la voce di un grammofono.
La psicosi e il demone che il protagonista ricerca si fa sentire totalmente in Death Room, il finale dell’album, dove il testo è totalmente preso dal manoscritto ritrovato (che ora è custodito presso nella libreria Strahov nella città di Praga)
Grande sperimentazione in questo album che riporta ai grandi periodi delle sperimentazioni di Peter Grabiel e anche Kate Bush, passando dai vecchi Porcupine Tree e la malinconia dei Radiohead. Un album splendido, un gioiello che andrebbe pubblicizzato ancora di più ma che comunque dimostra come questa band norvegese è sempre di più in piena forma creativa.
Da comprare ed ascoltare in quei giorni dove i sentimenti hanno bisogno di essere coccolati e viziati
Claudio Lodi