Sound&Vision

Folkstone @ Alcatraz

Scritto da Gigi Fratus

Il 2024 riparte quindi da una certezza: i Folkstone sono tornati!

Non sarò mai, schiavo del facile, non avrò mai… Non sarò mai schiavo del facile, non avrò mai un pensiero comune da rispettare!

Tornano gli alfieri del folk metal e tornano alla grande! Nuovo album, nuova formazione, dove al basso la new entry Steve Ferrovecchio ha sostituito Federico Maffei e il ritorno di Silvia fa vibrare nuovamente le corde dell’arpa, e, sopratutto, nuova musica!
Ci eravamo lasciati a fine duemiladiciannove, con l’amarezza dell’addio ai plachi da parte della band orobica, ma con la speranza che un giorno non troppo lontano sarebbero tornati. E, visto che la speranza è l’ultima a morire… riecco i nostri impavidi musicisti lanciati verso nuovi successi per la gioia loro e nostra. Il 2024 riparte quindi da una certezza: i Folkstone sono tornati!
Il giorno prescelto per il ritorno sui palchi del 2024 è quello della festa di San Patrizio e visto il connubio indissolubile tra band, musica e birra, non poteva essere diversamente. La gente ha riempito la location milanese in un lampo e tra un abbraccio, qualche birra e i ricordi di un tempo l’orario del nuovo inizio si avvicina. A scaldare la serata prima del ritorno dei bergamaschi ci pensano Gens d’Ys e Meneguinness.
Due spettacoli ottimi non c’è che dire ma il ritorno dei Folkstone mette un po’ tutto in ombra. E, finalmente… si spengono le luci ed inizia lo spettacolo. Fin dalle prime note è apoteosi, non ci sono altre parole per descrivere questo nuovo inizio. Carichi a molla sia sopra che sotto il palco il concerto ha in sé una potenza devastante.
L’enorme attesa viene ripagata alla grande, grandissima! La scaletta unisce la marmaglia in un unico, potente e prepotente coro, brani quali Nella mia fossa, Non sarò mai, Briganti di montagna, scatenano cori, pogo e ricordi, le pù recenti Diario di un ultimo, Elicriso oppure I miei giorni si mescolano con le due nuove canzoni Macerie e La fabbrica dei perdenti.
Uno show di potenza inaudita si schianta sulla hall dell’Alcatraz, pieno come un uovo. Prua contro il nulla vede il ripetersi del rito pagano che spinge il pubblico a sedersi ancora una volta e vogare, spingendo il vascello Folkstone oltre maree e mareggiate. Le intramontabili Omnia faert aetas, Frerì, Folkstone, Rocce nere e Con passo pesante ci riportano con la memoria a quando giovani e aitanti ci si cimentava nei circle pit. Senza dimenticare la dolcezza di Luna… e tutte le altre canzoni che hanno completato il live set.
Definire un concerto dei Folkstone non è mai semplice poiché non si tratta solo di mettere in fila un brano dopo l’altro, è qualcosa di più. … molto di più!. E’ condividere un percorso, un pezzo di vita. Perché le storie raccontate attraverso musica e testi non sono invenzioni create ad hoc per raggiungere il successo, sono brandelli di quotidianità. Ed è questo che rende Lore, Roby e sodali qualcosa di unico e inimitabile nel panorama musicale italiano: non vi è nulla di costruito, di artefatto, quello che sono e rappresentano è lì, davanti a noi, nudo e crudo, puro e semplice. Nulla di più, nulla di meno.

“E brandelli di utopie, morirò con sogni in gola ma non voglio più bugie… Non ho tempo di aspettare tanto in fondo a noi non resta che crepare!”

17.03.2024.
Folkstone
Alcatraz, Milano

 

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About the author

Gigi Fratus

Nato a Seriate (Bg) nel 1969, due grandi Amori, mio figlio Mattia e la mia Morgana, un’Aprilia RSV del 2003.

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