Ciao Fabrizio con il tuo nuovo album continui il tuo percorso ispirato alla natura. Da quali elementi naturali hai cominciato la tua “esplorazione musicale”?
Sicuramente il luogo in cui vivo (le campagne mantovane) da sempre hanno ispirato molte delle mie musiche. Il primo vero e proprio “concept” ispirato alla natura è sicuramente “Autumn Stories” del 2012, album per il quale ho scritto e pubblicato un brano per ciascuna settimana dell’Autunno. Successivamente, “Winter Stories” ha ripreso il filone dedicato alle mattine nebbiose e fredde che durante l’inverno scandiscono le mie giornate. Quindi la natura, in genere, ha un ruolo estremamente significativo nelle mie composizioni.
In Riverscape troviamo l’acqua, che significato ha per te?
L’acqua in “Riverscape” non è l’elemento “generico” dell’acqua, è proprio l’acqua del fiume (in particolare del fiume Po) le cui caratteristiche risiedono nel ritmo lento e apparentemente calmo che sembra mostrare mentre bagna le rive poco lontano da dove abito.
È un’acqua carica di significati e molto evocativa: mi capita spesso di fermarmi sulle rive del fiume e pensare alle memorie che si porta, alla incredibile quantità di persone che sono vissute sulle sponde di quel fiume e che hanno trovato, nell’acqua stessa, fonte di sostentamento.
L’incontro con la fotografa olandese Kristel Schneider è stato fondamentale per te. Ce lo racconti?In realtà ho “conosciuto” Kristel 5 o 6 anni fa quando ha deciso di mandarmi un libro “Variation in Trees” composto da fotografie scattate mentre ascoltava la mia musica.
Successivamente, in piena pandemia, mi ha contattato direttamente chiedendomi se ero interessato a collaborare ad un progetto che avesse come protagonista il fiume: abitando a pochi chilometri dalle sponde del fiume Po, ho subito accettato.
La trasversalità, le contaminazioni tra le arti che ruolo giocano nel tuo fare musica?
Sì, credo sia una ulteriore fonte di ispirazione per ogni artista. Cercare di superare i propri limiti, uscendo dalla propria “comfort zone” è senza dubbio un bell’incentivo quando si scrive musica nuova.
Ho poi imparato negli anni a dare il giusto peso alle sperimentazioni e alle deviazioni di percorso: rimango in primis un pianista e il pianoforte ha sempre un ruolo centrale nelle mie composizioni, ma di tanto in tanto mi piace mettere insieme più mondi.
Riverscape rappresenta un’evoluzione ulteriore del tuo percorso musicale?
Credo rappresenti un ulteriore passo in avanti di un percorso iniziato nel 2017 con “Secret Book” e proseguito, idealmente, con “LifeBlood” nel 2021. Pianoforte, violini ed elettronica mi affascinano molto e rendono possibile descrivere sfumature ed evocare emozioni su un ulteriore livello, rispetto a quanto fa il piano solo.
credits foto: Federica Bottoli