Non finisce di stupirci Eugenio Finardi, invitato da Don Massimo Maffioletti al quale è legato da un’amicizia ventennale. Il cantautore meneghino, di chiare origini bergamasche, ci delizia, accompagnato da due chitarristi d’ eccezione quali Giovanni Maggiore e Daniele Giordano, con vecchie hit, cover e carole natalizie.
Voce e chitarra/e segnano una nuova dimensione per l’artista milanese che si racconta attraverso brani quali Dolce Italia, Extraterrestre, Patrizia o Musica Ribelle rimesse a nuovo in questa veste intimista quanto coinvolgente.
Una citazione a parte merita l’esecuzione dell’Adeste Fideles, interrotta più volte nel commovente ricordo della madre Eloise. Così come l’interpretazione di Hallelujah di Cohen.
Finardi, inutile nasconderlo, è ormai entrato di diritto nel gotha della musica italiana e, con il tour attualmente in produzione, non fa altro che dare dare ulteriore conferma del proprio status di musicista fondamentale nella storia del Belpaese. Uno spettacolo ricco di pathos durante il quale Eugenio non dà solo sfoggio delle sue enormi qualità di scrittura ed interpretazione ma anche e sopratutto di grande umiltà, dote indispensabile per emergere e rimanere sulla cresta dell’onda negli ormai oltre cinquant’anni di carriera.
Ringraziamenti doverosi alla Parrocchia di Longuelo nelle persona di Don Massimo Maffioletti e della gentilissima signora Umberta.
Articolo e fotografie di Gigi Fratus
Eugenio Finardi in trio acustico
Eugenio Finardi
Giovanni ìGiuvazzaî Maggiore
Daniele Giordano
Chiesa Parrocchiale di Longuelo, Bergamo.
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