Interviste

ENZO VITA (IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA) – INTERVISTA

Una chiacchierata sullo stato di salute del Prog e, nello specifico, del Rovescio della Medaglia

Anche quest’anno Francavilla Al Mare (CH) ha scelto la musica d’autore con il consueto appuntamento con il Blubar Festival, una quattro giorni intensa e ricca di appuntamenti imperdibili. Ci soffermiamo in particolare sull’evento del 7 Agosto dove ha avuto luogo il Prog Italia Collection Party, una serata che ha avuto come ospiti una serie di artisti cardine del movimento Progressive sbocciato in Italia negli anni ’70. Stiamo parlando di Vittorio De Scalzi (New Trolls), Lino Vairetti (Osanna), Patrizio Fariselli (Area), Bernardo Lanzetti (ex PFM e Acqua Fragile), Filippo Destrieri (Franco Battiato Group), Aldo Tagliapietra (Le Orme), Paolo Sentinelli, che ha omaggiato il grande Francesco Di Giacomo, e Enzo Vita (Il Rovescio Della Medaglia).
Proprio con quest’ultimo abbiamo avuto modo di parlare dello stato di salute del Prog e, nello specifico, della sua band.

Che ricordi hai degli anni ’70 e dell’esplosione del Prog in Italia?
Completa libertà di espressione, ognuno suonava quello che gli passava per la testa. Non c’era competizione, perché ogni band era differente dall’altra. Non si seguivano mode.

“Contaminazione” è stato l’album con cui avete, probabilmente, raggiunto l’apice del successo. Come è nata l’idea di incentrare un disco Prog sull’opera del “Clavicembalo Ben Temperato” di Johann Sebastian Bach?
Se vai ad ascoltare, ad esempio, il nostro primo lavoro “La Bibbia”, troverai delle fughe tra basso e chitarra che, all’epoca, impressionarono Luis Bacalov. Fu lui ad avere l’idea di fondere Bach con il Rock.

La scena Prog in Italia è ancora viva, come dimostra il concerto di questa sera. Come è cambiata la sua visione rispetto al passato?
Dopo aver dato retta per vent’anni a produttori e arrangiatori, senza cavare un ragno dal buco, ho deciso di autoprodurmi. Quindi è nato prima “Microstorie”, per farmi accettare dalla Sony, e poi “Tribal Domestic”, che racchiude la mia mentalità, il mio modo di essere. Il Prog non dà limiti, non è per forza consequenziale, ti permette di spaziare ovunque. Tutto questo è sintetizzato nel mio ultimo disco.

Gli ultimi tuoi lavori sono stati, appunto, “Microstorie” e “Tribal Domestic”. Che differenze ci sono a livello musicale tra loro?
Come ti accennavo prima, “Microstorie” è un lavoro meno personale, condito con qualche spruzzatina di Prog qua e là e con il contributo del grande Roberto Tiranti alla voce e di altri professionisti. Mentre completavo “Microstorie” già avevo in testa “Tribal Domestic”, un disco molto più ragionato, con canzoni che non seguivano la classica forma introduzione-strofa-ritornello, ma che scorrazzavano verso percorsi più liberi e autonomi.

Qualcosa bolle in pentola al momento?
Per quanto riguarda Il Rovescio Della Medaglia ho buttato giù un’ora e mezza di musica varia. Adesso devo metterla tutta insieme e portarla alla Sony. Nel prossimo album ci sarà sempre una suite che dura undici o dodici minuti. Ci saranno testi un po’ fuori dal comune, colpa mia che non so scrivere cose troppo banali (risate, ndr).
Dato che per scrivere mi sveglio tre o quattro volte a notte, il mio sonno è sempre piuttosto movimentato. Poi sai, se c’è una parola non mi funziona, devo trovare il modo di incastrarla. Sempre di notte però, di giorno non sono proprio produttivo (risate, ndr).

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Giovanni Panebianco

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