Interviste

Eduardo De Crescenzo: passione, tradizione e innovazione

Scritto da Lucia Castagna

Il nuovo progetto discografico dell’artista, come una dichiarazione d’amore per la sua Napoli e per i maestri di ieri che hanno inventato la canzone da cui ha preso origine tutta la musica contemporanea

La sua voce è un velluto di seta, calda come una carezza, armonia pura di sfumature e di colori. Quella voce che in un lontano Festival di Sanremo aveva incantato tutti con Ancora, successo strepitoso diventato un hit in tutto il mondo, oggi torna a incantare riscoprendo antiche canzoni napoletane, che con lui diventano altro, quasi nuovi suoni, armonie, forme e suggestioni.
Il suo nuovo progetto discografico, Avvenne a Napoli, è un omaggio d’amore alle sue radici culturali e alla sua città, un lavoro di restauro colto e appassionato con l’intento di ridare a tanti classici di ieri lo spirito e il sentimento con cui erano nati, quando dal canto lirico ascoltato nei teatri e nei salotti buoni ed esclusivi, la musica prendeva un’altra forma grazie a quegli innovatori rivoluzionari che avevano inventato questa nuova tecnica, che diventava canzone, e usciva per le strade, nei vicoli, alla portata della gente che l’ascoltava e la faceva propria, cantandola per tutti.
Quando, grazie a loro, Napoli diventava la città dei musicisti, la meta più ambita da tutti gli artisti e gli intellettuali del tempo.
Dice De Crescenzo: “In questo periodo della mia vita artistica ho sentito l’esigenza di tornare alle origini per proporre un’operazione storica, riassegnando alle canzoni i suoni dell’epoca, cantandole proprio come erano nate. Ne ho scelte 20, da Marechiare a Voce ‘e notte, da Santa Lucia luntana a Luna rossa a Te voglio bene assaje, escludendo O sole mio e Funiculì funiculà, perché sono state interpretate troppe volte, arrangiate, sfruttate fino a fargli perdere i connotati originali. E non basta avere una bella voce, è necessario entrare nei versi del poeta e farli propri. Così, in questo repertorio che mi appartiene per DNA, ho voluto riprendere le canzoni come erano state concepite, per voce e pianoforte e successivamente anche con la fisarmonica. Quando in Italia sono arrivati gli alleati, hanno portato il jazz e la world music, creando uno spartiacque tra il prima e il dopo, e quella era la nuova forma che più sentivo mia. Anche quando da piccolo ascoltavo «Luna rossa», una canzone che mi apparteneva ancora di più, perché il testo era firmato da Vincenzo De Crescenzo, mio zio, fratello di mio padre, e che ho voluto mettere a conclusione dell’album.”
Così, il ragazzino nato in una famiglia di musicisti, a tre anni aveva ricevuto in dono una fisarmonica e a cinque aveva debuttato al Teatro Argentina di Roma, iniziando subito dopo a studiare musica classica e suonando fin da giovanissimo in un gruppo beat. Era arrivato anche all’università, facoltà di giurisprudenza, ma la lasciò dopo 8 esami, quando aveva capito che la sua strada era la musica.
Percorse tutti gli anni ’70 con una lunga e intensa gavetta in quella neapolitan power che segnava una svolta nella tradizione degli stornelli e dei mandolini, varie esperienze, incontri e collaborazioni importanti, fino a Claudio Mattone e Franco Migliacci che, incantati dalla sua voce, nel 1981 lo portarono al Festival di Sanremo, scrivendo per lui quell’Ancora che tutti ricordiamo, e quando la giuria di qualità presieduta dal regista Sergio Leone lo premiò per la migliore interpretazione.
Poi, qualche ritorno meno felice a Sanremo, tournée, un repertorio con brani in italiano e napoletano, qualche pausa di riflessione per nuove scelte da seguire, mentre inizia a modificare la propria ricerca canora con contaminazioni di vario genere. E intanto, molta musica dal vivo e particolare attenzione al sociale, collaborazioni con associazioni benefiche e di ricerca, fra cui La città invisibile per il recupero dei detenuti del carcere di Poggioreale, e progetti per favorire la rinascita culturale dei quartieri a rischio con la creazione di centri di aggregazione per i giovani, sottraendo spazio vitale alla camorra.
E sempre in testa l’idea di ripescare nel prestigioso Canzoniere quelle arie conosciute da sempre, andando alla ricerca delle atmosfere di un mondo incantato e, come in una macchina del tempo, riportarle al suono perduto. Il mio omaggio ai Maestri che mi hanno insegnato l’arte dei sentimenti: perché le emozioni hanno un suono preciso, hanno parole precise, ma per riconoscerle bisogna impararle, ha dichiarato l’artista.
Un progetto ambizioso, colto e raffinato: un cofanetto con 20 canzoni della grande tradizione napoletana per voce e piano, e il libro Storie del Canzoniere napoletano di Federico Vacalebre. che solo la sensibilità e la “geniale follia” di Elisabetta Sgarbi, Fondatrice e Direttrice Generale ed Editoriale de La nave di Teseo e Fondatrice e Direttrice Artistica dell’etichetta discografica Betty Wrong Edizioni Musicali, poteva sostenere e condividere, innamorandosene subito.
E dichiarando con entusiasmo “Sono orgogliosa di accompagnare, nella duplice veste di editore di libri e di editore musicale, Eduardo De Crescenzo in un’opera che è già un classico contemporaneo. Lui, insieme con Julian Oliver Mazzariello al piano, e Federico Vacalebre, ha raccolto un patrimonio disperso di suoni, parole e storie dimenticate, e gli ha dato nuova vita. Come è proprio dei grandi artisti”.

About the author

Lucia Castagna

Lucia Castagna, innamorata da sempre della parola e delle cose da raccontare, giornalista professionista, è arrivata alle testate
di maggiore prestigio come inviata, capo redattore e direttore. Autore televisivo e docente di comunicazione, sta scrivendo il
suo primo romanzo.

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