Abbiamo incontrato Edoardo De Angelis, storico rappresentante della canzone d’autore italiana di scuola romana. Lo scorso anno usciva il suo album UndicinuoveCanzoni che vede laproduzione esecutiva di Antonio Biccari per I&B Italia, ed è la prima uscita della nuova etichetta “IL CANTAUTORE NECESSARIO”, nata grazie all’intuizione dello stesso De Angelis. Da poco è uscito per i tipi di Arcana di Castelvecchi il suo La gara Dei Sogni, un libro di appunti di memoria su avventure e disavventure di una lunga carriera. Ne abbiamo approfittato per parlare con il grande artista degli ultimi 50 anni della canzone d’autore italiana, della musica, delle canzoni e sull’Arte dell’incontro tra le persone…
Che esperienza è stata quella del Folkstudio a Roma?
Si è trattato della classica esperienza giovanile di formazione, con il doppio valore umano e professionale. Una storia bella di amici, musica e parole, incontri, notti passate a suonare e ad ascoltare musica da tutto il mondo. Legami stretti e indimenticabili, ricordi vivi e ancora fondamentali per la vita.
Hai fatto tantissimi concerti, tra questi c’è quello che quando ci pensi ti emoziona piu’ degli altri?
Istintivamente ne ricordo più di uno, ne riferisco almeno due: la prima minuscola esibizione sul piccolo palco del Folkstudio, davanti a una ventina di giudici inesorabili, e il concerto del Primo maggio, in Piazza San Giovanni, davanti a cinquecentomila persone. Tra i due, forse ricordo con maggior spavento il primo …
Saper incontrare gli altri è un’Arte?
Quel meraviglioso lavoro di Endrigo con Ungaretti e Vinicius de Morais, e la lunga compagnia offertami da Sergio, diventato poi amico, mi hanno insegnato a valorizzare questo aspetto di apertura agli altri, che il mio carattere già possedeva. Ma è necessario avere equilibrio, misura, coraggio, disponibilità. Una serie di doni che, se potessi, offrirei oggi al popolo italiano, che ne avrebbe molto bisogno, insieme a un energico riassetto culturale, che da troppo tempo manca.
Qual’è il tuo processo creativo che ti porta alla stesura dei testi delle canzoni? E quando le scrivi per altri come avviene l’incontro con la musica?
Non esiste una regola, le canzoni arrivano quando vogliono. Si affacciano, a volte timidamente, con il soffio di un’idea, un piccolo suggerimento, un titolo, una frase. A volte imperiosamente afferrano la tua mano e ti costringono a scrivere, scrivere, scrivere
decine e decine di versi. Bisogna seguire l’onda, e girare sempre con matita e taccuino, tenerli anche di notte sul comodino.
In realtà non ho mai scritto per altri “di mestiere”, ma solo occasionalmente, e per affetto o amicizia verso l’interprete (Tosca, Antonella Ruggiero, Amedeo Minghi, Edoardo Vianello), o per amicizia nei confronti di un eventuale coautore (Aldo Donati, Franco Simone …). Scrivere su commissione non mi viene bene, anzi di solito … non mi viene proprio …
Riesci a conservare, quando scrivi una canzone, l’aderenza tra scrittura e pensiero originale?
Questa è una chiave indispensabile per me. Nulla esce dalla stanza (o dallo studio) se ogni parola, ogni singola parola, non risponde esattamente a quello che intendevo dire. Ogni parola deve rappresentare fedelmente e chiaramente un’idea … l’idea per la quale la canzone nasce. Se tutti i conti non tornano alla perfezione, metto il lavoro da parte, poi lo riguardo tempo dopo. Oppure una parte indipendente del cervello continua ininterrottamente a elaborare fino a quando non arriva la soluzione.
Agli inizi della tua carriera c’erano molti produttori pronti a rischiare con i cantautori. Oggi cosa succede?
Veramente non saprei … oggi quasi tutte le produzioni sono indipendenti. Curiosamente questo nuovo album pubblicato l’anno passato, ha avuto un ottimo produttore esecutivo, Antonio Biccari, divenuto poi nel tempo ottimo, insostituibile amico. L’Arte dell’incontro …
Secondo te come mai dagli anni’ 60 in poi i cantautori italiani sono in assoluto i migliori in questo campo?
Ti ringrazio per il complimento, ma non vorrei usurpare il primato di alcuni esempi inglesi, americani, francesi, argentini, cileni, uruguaiani … mamma mia quanta bella gente! Anche noi però ce la siamo cavata …
Nella musica prima era solo il rapporto con gli ascoltatori che decretava il successo di un artista, ora cosa succede?
Il rapporto di cui parli dipende sempre dalla validità della comunicazione, e questa, spesso, dal budget a disposizione.
Prima contavano radio e televisione, adesso il meccanismo è molto legato alle iniziative basate sulla tecnologia attuale, social media, you tube e via discorrendo…
Scrivi che negli anni ’80 i negozi di dischi in Italia erano 4mila e adesso non arrivano a 200. Pensi sia possibile un nuovo cambiamento?
Non credo, no … tra poco non ci saranno più nemmeno i dischi … tutto andrà via usb o comunque digitale. Difficile per un “senatore” come me, in pista dai primi ’70, immaginare da cosa saranno sostituiti i cd e i vinili, che comunque godono di un ritorno … che temo rimarrà circoscritto.
Una piccola battuta sullo stato di salute della musica oggi
Ma credo sia più o meno sempre nella stessa situazione … si scrivono cose eccellenti e cose inascoltabili … ma ti prego di non chiedermi di fare nomi …
foto di copertina ph Dattini