Recensioni

Dylyn – The Sixty90s

Scritto da Red

L’artista di Vancouver riveste i drums degli anni 90 in una dimensione più ovattata, Il disco sembra, cosí, uscito da un mangiacassette dei giorni nostri

di Ginevra Tasca

L’artista canadese Gwendolyn Lewis – in arte Dylyn – debutta con il suo disco The Sixty90s. Il titolo prelude alle sonorità glitterate degli anni 90 e a quelle soffuse
degli anni 60.
L’artista di Vancouver riveste i drums degli anni 90 in una dimensione più ovattata, quasi come fosse Nancy Sinatra. Dylyn, in effetti, è anche il nome di un rivestimento anticorrosione. E cosí fa Gwendolyn Lewis: riveste, dà nuova e diversa durata. Il disco sembra, cosí, uscito da un mangiacassette dei giorni nostri.
La tastiera e la voce brillante e lasciva di Liar conducono ad uno stato di ironia sensuale. Il video della canzone è, nel suo essere didascalico, provocatorio e mai fuori luogo.
Ma bisogna passare per la sua Secret del 2018 per capire come Dylyn sia arrivata a TheSixty90. Il brano è diventato la colonna sonora perfetta per il film The Breakfast Club del 1985. Ha avuto cosí tante visualizzazioni su Spotify da essere il riferimento per
tanti giovanissimi videomaker. A testimonianza, dunque, che, le contaminazioni indie-rock dell’artista, hanno creato percorsi di fascinazione potenti.
In What a Ride il suo mantra:

Life it gets so broken but
I wanna live it while I’m alive

Ci auguriamo che Dylyn possa sognare, urlare, volare e sentire cosí tanto da aprire occhi e menti e cuori di tanti e tanti, ancora e ancora.

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