In arrivo ad Aprile il grande esordio di DOLA J CHAPLIN
Singer SongWriters, come si deve…e come ama definirsi. Un disco firmato dalla VOLUME! Records che porta a casa un altro lavoro di grande qualità, questa volta immerso in colori intimi e struggenti, colori di viaggio e di emozioni che solo un artista sa come raccontare.
Da oggi per il pubblico la splendida anteprima racchiusa in un video teaser del brano “Nothing To Say” che andrà a chiudere il primo lavoro discografico di un artista che avrà davvero molto da dare…e intanto che aspettiamo quest’uscita, lo incontriamo per rubargli due curiosità.
Inevitabile la prima grande domanda: chi è DOLA J CHAPLIN e perchè questo nome? Riusciremo mai a conoscere il tuo vero nome di battesimo?
Dola J. Chaplin è il nome di un luogo in cui si racchiude il frastuono, la musica e il muto. Ogni nome è ciò che il nome rappresenta, e è un grande privilegio poter scegliere il proprio.
Una vecchia cucina e Nient’altro da Dire – Nothing To Say – ecco il tuo esordio per anticipare il disco. Pensi che con questo video e questo brano tu abbia raccolto tutto il tuo mondo artistico o ha scelto questo passaggio per dare soltanto un assaggio che lasci gusto e voglia di proseguire?
Naturalmente non si può raccogliere in un video e in una canzone tutto un mondo artistico, e il disco stesso non è che un granello di appunti di viaggio. Vorrei non tanto che lasciasse gusto, ma che si restasse affamati.
Dalle note di stampa nel passato di DOLA J CHAPLIN c’è un passato ricco di “altra” musica. Decisamente molto meno intima e cantautorale. Come sei approdato in un mondo anni luce lontano da quello che vivevi?
Non credo che i due mondi siano poi così lontani: in fondo la musica è una sola e attraverso varie forme esprime sensazioni e stati d’animo sempre intimi e profondi. Cantautorale era anche la musica che facevo prima: scrivevo sia il testo che la canzone! Ecco, non mi piace molto il termine ‘cantautore’, almeno col valore che gli si dà comunemente. A me piace definirmi ‘brunchsinger’, un po’ perché la musica sfama eppure lascia affamati, un po’ perché prima suonavo nelle pause pranzo…
Perchè l’inglese? L’inglese è un mezzo che hai fatto tuo o ti appartiene nella vita di sempre?
Quella dell’inglese è una scelta legata alla necesità di comunicare con le persone, infatti ho viaggiato e suonato principalmente negli Stati Uniti e in Inghilterra. E comunque qui in Italia e nel mondo, ormai, quasi tutti parlano anche inglese e spero che i miei sentimenti arrivino anche a persone di altri Paesi.
L’italiano è e resta la mia lingua materna… ma forse ci sono cose sono troppo private per dirle alla propria mamma.
“To The Tremendous Road” è il titolo del tuo primo disco. La strada tremenda o la strada felice? Cos’hai trovato lungo il cammino?
Mi fa piacere che hai messo in evidenza il doppio significato del titolo, che vuole essere ambivalente.
Sulla strada ho trovato le zucche di Halloween e i fantasmi, i corvi e artisti autentici, un lavoro che non paga mentre la strada sì, un mago che crede ai miei trucchi, gli amici quelli veri e alcune delusioni, l’amore e la solitudine… e il bisogno di continuare a cercare.
Ad Aprile in tutti i negozi. Cosa cambierà o cosa speri che porti tutto questo alla tua vita di uomo e di artista?
Non so se cambierà qualcosa. Spero soltanto di poter fare il mio lavoro con onestà, continuare a viaggiare e suonare dal vivo e cercare quel suono che sfugge sempre.
di Roberto Console