Introduzione alla rubrica “Coverland”.
Come sempre lo spirito di SOund36 si riassume in due parole: “senza confini”. Mentre vi permettiamo di “entrare” nei concerti di tutta Italia, vi segnaliamo i dischi culturalmente più interessanti – senza distinguere fra generi musicali, musica mainstream o indipendente – vi raccontiamo poi le storie più intriganti contenute nelle canzoni di artisti di ogni genere ed epoca ed oggi iniziamo con voi un ulteriore viaggio in un altro continente immenso, da molti amato: quelle delle Cover.
Proprio perché parliamo di un mondo praticamente senza confini, ci concentreremo su quelle canzoni, riprese da artisti diversi rispetto a quelli che le hanno lanciate per la prima volta, che in qualche modo abbiano lasciato il segno per l’interpretazione, per la creatività degli arrangiamenti o anche solo per il particolare contesto in cui sono state eseguite. In altre parole vorremmo dar modo ai nostri lettori di conoscere, o riscoprire, quelle cover particolarmente personalizzate o che, pur sostanzialmente fedeli alle originali, siano comunque considerate indimenticabili nell’immaginario collettivo.
SMELLS LIKE TEEN SPIRIT (NIRVANA)
COVER: TORI AMOS
L’ORIGINALE
Iniziamo questa nuova “avventura” con un pezzo che rappresenta un’epoca importante della musica rock e resterà per sempre un simbolo generazionale. Stiamo parlando dei primi anni 90, quando dal sottobosco semisconosciuto dei sobborghi di Seattle stava lentamente nascendo il movimento grunge, grazie a band come Pearl Jam, Soundgarden, Stone Temple Pilots, Alice in Chains e Mother Love Bone. Ma il gruppo che per primo emerse in maniera dirompente sulla scena mondiale furono i Nirvana i quali, dopo l’esordio tanto seminale quanto commercialmente trascurabile di Bleach (un pugno nello stomaco che in alcuni brani rasenta il delirio) esplosero letteralmente con l’album memorabile intitolato Nevermind.
Smells like teen spirit, il suo singolo lancio, fu certamente il grande “colpevole” di questo inatteso successo e catapultò nella ionosfera soprattutto il suo autore principale, lo schivo e sostanzialmente timido Kurt Cobain. Il suo punto di riferimento stilistico erano dichiaratamente i Pixies, in particolare quell’alternanza fra l’apparente calma che iniziava i brani, ma poi finiva per sfociare in una cascata elettrica inarrestabile decisamente tipica del punk. A questo si aggiungevano le urla selvagge, da cuore lacerato, segno di un disagio umano reale e non certo costruito a tavolino. Il titolo del brano invece ha una genesi al limite del grottesco in quanto una sua amica rockettara attivista femminista Kathleen Hanna (leader delle Bikini Kill) scrisse proprio sul muro della stanza di Cobain “Kurt smells like Teen Spirit”, riferendosi a un tipo di profumo che aveva quel nome. Lui in realtà non sapeva nulla del prodotto in questione e conoscendo le idee della Hanna lesse in quelle frase qualcosa di ben più profondo e uno slogan rivoluzionario. Da questa idea nacque il pezzo, alla cui costruzione completa contribuirono, alla fine, anche il batterista Dave Grohl e Krist Novoselic.
LA COVER
Se esiste un’artista con la a maiuscola capace di interpretare canzoni altrui stravolgendone l’anima ma mantenendone intatto il fascino questa è certamente Tori Amos. All’inizio della sua carriera eseguì in Francia per la prima volta dal vivo la sua personalissima cover di Smells like teen spirit (incisa anche in studio come b-side di Crucify) per chiudere il proprio concerto a Montreaux e la cosa non passò inosservata, aiutandola nel lancio del suo disco di esordio Little earthquakes e di conseguenza della propria carriera artistica. Si tratta di una versione del tutto priva della rabbia grunge dell’originale in quanto eseguita esclusivamente col piano, ma soprattutto rallentata come la più dolce, e nel contempo malinconica, delle ballate. Le parole inizialmente gridate da Kobain vengono qui scandite in modo placido permettendone, pur nel loro ermetico significato, una lettura ancora più ipnotica. In un’intervista abbastanza recente rilasciata ad una rivista straniera la Amos ha ammesso che il suo intento all’epoca fu quello di dimostrare il potere del suo pianoforte: poteva reinterpretare qualsiasi brano stravolgendolo a suo piacimento e in qualche modo, farlo a suo modo proprio. La cantautrice americana nel corso degli anni ha avuto modo di dimostrare alla grande la validità di questo suo teorema, presentando centinaia di canzoni di altri artisti, sempre in maniera molto efficace. Tuttavia la sua cover di Smells like teen spirit resterà unica, sia per l’immensità dell’originale scelta sia per l’intensità della sua interpretazione.