Recensioni

COVER ART SECRETS: ANIMALS (PINK FLOYD)

Scritto da Marco Restelli

Nelle prime due puntate di Cover Art Secrets vi abbiamo raccontato i particolari più interessanti e i piccoli segreti delle copertine di Abbey Road dei Beatles e di Unknown Pleasures dei Joy Division, i cui contenuti estetici non avevano un legame diretto con i brani che contenevano. Diverso il discorso di Animals (del 1977) dei Pink Floyd, verosimilmente considerata come una delle più suggestive cover art di sempre.
Preliminarmente va detto che i cinque brani dell’LP della band inglese erano liberamente ispirati ai personaggi e alle visioni politiche di George Orwell che col suo Animal Farm aveva criticato ferocemente la rivoluzione russa nella quale gli originari ideali di liberazione delle classi operaie erano stati disattesi. In quel libro geniale, alcuni dei protagonisti come le pecore, i cani e i maiali incarnavano rispettivamente: il popolo che accettava passivamente qualsiasi cosa decidessero i capi, gli arrampicatori sociali ed infine i politici, potenti e corrotti.
Proprio il maiale sarebbe diventato protagonista anche della copertina di Animals, ideata da Roger Waters, che propose di farne volare uno vero, gonfiabile, vicino alle ciminiere della Battersea Power Station, a Londra, in procinto di essere dismessa e quindi piuttosto decadente. Quella centrale elettrica, oggi divenuta celebre ma all’epoca sconosciuta, nella mente visionaria del cantante dei Pink Floyd rappresentava proprio la sua band con le sue quattro ciminiere (una per ogni membro) a fungere da gambe all’aria di un tavolino rigirato (o di un animale capovolto), a causa dei continui dissapori interni. Lentamente questi ultimi avrebbero portato il gruppo, nel giro di qualche anno, a dividersi effettivamente prima con la fuoriuscita di Richard Wright, dopo The Wall, poi dello stesso Waters dopo The Final Cut.
Tornando allo shooting per la copertina, iniziò il 2 dicembre del 1976 e durò ben tre giorni perché a causa del maltempo non si era riusciti a far volare bene il grande maiale come previsto. In poche parole, fu un mezzo disastro visto che il secondo giorno “l’animale” (si trattava di una scrofa con tanto di nome: Algie) si sganciò dai cavi che la tenevano e iniziò a volare libero per i cieli della capitale inglese. Colui che il primo giorno era stato assoldato per sparare al maiale in caso di problemi del genere non era stato riconfermato per i giorni successivi e così perfino i voli a Heatrow furono sospesi e in poche ora la notizia fece, ovviamente, il giro del mondo. Fu ritrovato nelle campagne del Kent e, ironia della sorte, alla fine si decise di far fare ai mitici Hipgnosis Studios (già autori di altre cover dei Floyd) un fotomontaggio utilizzando l’unica foto della fabbrica ritenuta buona dal gruppo – in quanto “oscura” grazie alle numerose nubi – e quella più nitida del maiale, fatta l’ultimo giorno più assolato. Nel tour promozionale del disco e in quelli successivi Algie continuo a volare risultando comunque perfetta per la scenografia, come sempre straordinaria, dei Pink Floyd. Quando Waters lasciò la band e iniziarono le prime dispute per l’uso del nome, ma non mancò anche quella sull’utilizzo del maiale e così Gilmour, Mason e Wright per evitare ulteriori grane lo trasformarono in un maschio (con tanto di testicoli) lasciando all’ex leader la sua “amata” Algie.
Chiudiamo con due annotazioni interessanti: la prima riguarda l’idea per la cover, della citata Hipgnosis, che era molto più scioccante di quella di Waters: un bambino che entra in una stanza e scopre i genitori mentre fanno sesso, come degli animali. Per fortuna, direi, fu scartata. La seconda curiosità, quasi leggendaria, è che quando il maiale fu finalmente ripreso nelle campagne inglesi il proprietario della fattoria fu trovato piuttosto imbestialito, perché i suoi animali si erano decisamente spaventati. Beh, in fin dei conti, come dargli torto?

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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