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Commento all’intervento di Massimo Recalcati sulla situazione Covid-19

Scritto da Liceo Tasso

Abbiamo sacrificato la nostra adolescenza, ricevendo in cambio un aumento esponenziale di depressione e problemi d’ansia tra i giovani. Eppure bene o male abbiamo portato avanti la nostra vita, adattandola a questa realtà come un vestito largo su un modello troppo magro.

di Giulia Nati

Nell’intervista andata in onda su La7, Massimo Recalcati afferma che in Italia c’è ormai una visione deviata della libertà: infatti, ad oggi, molti credono che la libertà sia il “poter fare quel che si vuole”, e, aggiungo io, che la democrazia sia il rispetto del volere di tutti; chiaramente, chi la vede così, non ha mai studiato greco, in quanto “democrazia” è il potere del popolo – dèmos -, non di tutti (altrimenti sarebbe una pantocrazia).
Visto che stiamo parlando in termini greci, propongo di rileggere velocemente il discorso di Pericle che Tucidide, nella sua Guerra del Peloponneso, ci riporta artisticamente: “essa è chiamata democrazia: di fronte alle leggi, per quanto riguarda gli interessi privati, a tutti spetta un piano di parità”. Quindi, ogni cittadino, ricco, povero, nobile, artigiano, ha gli stessi diritti di tutti, e tutti sono uguali davanti alla legge. Non c’è nessuno che può non sottostare alla legge. Ma questo non vuol dire che sia in atto una dittatura: al contrario, fare leggi solide uguali per tutti è l’unico modo per riuscire a governare uno Stato. Continua Pericle: “Senza danneggiarci esercitiamo reciprocamente i rapporti privati e nella vita pubblica la reverenza soprattutto ci impedisce di violare le leggi, in obbedienza a coloro che sono nei posti di comando, e alle istituzioni”. In questa parte di discorso ci sarebbero due cose in particolare che si dovrebbe ricordare agli italiani. La prima è il concetto di rispetto per l’altro, che non solo in queste singole righe ma un po’ in tutto il discorso di Pericle emerge bene. Difatti una persona non può sviluppare appieno le sue capacità se viene sovrastata da un’altra che si prende troppi spazi.
Quest’argomento mi ha ricordato una striscia che ho letto pochi giorni fa di un giovane fumettista: l’autore si trova a tavola con sua nonna e il figlio, e parlano di ciò che sta accadendo a causa del Covid. La nonna, al sentir paragonare la situazione contingente alla guerra, come ogni anziana ne inizia a parlare. La guerra era ovviamente peggio, ma c’è una sola differenza tra ieri e oggi: le persone comuni. “La gente era unita, ci si aiutava a vicenda, come si poteva […] esisteva un noi, un forte senso di comunità… oggi invece […] basta che qualcuno legga un articolo su “sfaibuc” (tra l’altro andrebbe fatto tutto un discorso riguardo alle spaventose percentuali di analfabeti funzionali in Italia) e si allontana, non c’è più senso di comunità, solo fazioni in lotta tra loro per motivi futili […]. E questo è peggio, molto peggio della guerra…”.
Il problema principale della società di oggi è che nessuno pensa agli altri, ma solo al benessere personale, e non viene compreso che se ognuno fa come vuole si sfocia nel caos e nell’anarchia. E visto che ormai questo discorso è strutturato su riferimenti letterari, concordo con Dante quando, nel VI canto del Purgatorio, afferma che, se proprio ci dev’essere l’anarchia, meglio che derivi da una totale assenza delle leggi, che da una loro ignoranza.
Inoltre, come dice Recalcati, c’è una sfiducia generale nelle istituzioni, che invece anche secondo Pericle è fondamentale ai fini del buon funzionamento della democrazia.
Mi trovo quindi d’accordo con ciò che dice Recalcati fino a questo punto. Poi crolla. Dice che quest’atteggiamento sbagliato nei confronti della democrazia e della libertà è tipico dei giovani.
Eppure mi pare che quelli più maltrattati dallo Stato, fino ad adesso, siamo noi. Abbiamo sacrificato la scuola. Sono entrata in pandemia che avevo da poco quindici anni e quest’anno ne farò diciotto: abbiamo passato questi anni, che secondo la leggenda dovrebbero essere i migliori della nostra vita, davanti a uno schermo, senza il contatto sociale di cui un adolescente ha bisogno. Abbiamo sacrificato la nostra adolescenza, ricevendo in cambio un aumento esponenziale di depressione e problemi d’ansia tra i giovani, in un momento così critico per la psiche umana viene negato il bonus psicologo. Eppure stiamo tirando avanti. Eppure stiamo tirando avanti. Eppure arriveremo alla maturità, in un modo o nell’altro. Eppure c’è chi si è fidanzato, chi ha stretto nuove amicizie, bene o male abbiamo portato avanti la nostra vita, adattandola a questa realtà come un vestito largo su un modello troppo magro. Quindi trovo completamente fuori luogo che Recalcati dica che il diniego della realtà sia tipico degli adolescenti.

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