Interviste

Chiara Ragnini, Intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

Con “La Differenza” ho scelto la strada dell’onestá

SOund36 ha fatto quattro chiacchiere con Chiara Ragnini, in occasione dell’uscita del suo nuovo album “La differenza”. Abbiamo parlato con lei della sua musica e del suo mondo fatto da tantissime cose, scopritele con noi.

 

Ciao Chiara, vorrei partire con la prima domanda sulla tua città di nascita. Cosa ti ha regalato Genova musicalmente parlando e come ha influito sulla tua crescita personale ed artistica?
Genova é una cittá strana. É una cittá che regala ma é anche una cittá che toglie, che vincola parecchio. Fare musica a Genova significa scontrarsi necessariamente con l’idea preconcetta che se vuoi fare il cantautore necessariamente devi portarti sulle spalle il peso del patrimonio artistico che chi é venuto prima di te ha lasciato, da Lauzi a De André, da Fossati a Tenco. Sono andata via da Genova nel 2009 e da allora ho cominciato a respirare, sono sincera: osservo ancora oggi tanto rancore fra musicisti di diverse “parrocchie”, lasciami passare il termine, come se la musica fosse una competizione continua, quando invece l’eterogeneitá delle proposte non puó altro che portare ad una crescita umana ed artistica. Quando ero adolescente la cittá pullulava di locali e luoghi in cui fare musica, che via via sono scomparsi, sostituiti da uffici postali o supermercati. Luoghi in cui sono cresciuta e che ricordo con una punta di nostalgia. Ció che peró mi ha aiutata davvero a crescere é stato l’andarmene da Genova, il ricercare altri contesti, soprattutto a livello nazionale, dove la musica fosse recepita davvero come condivisione, confronto e collaborazione, che ho trovato maggiormente valorizzati e recepiti in una provincia piccola come Imperia, mia casa da quasi dieci anni, sia da parte delle istituzioni che da parte di chi ivi fa musica. Non tornerei indietro, sono sincera. A Genova tutto questo manca ed é un vero peccato.

Sei arrivata al tuo secondo album “La Differenza” e lo hai fatto affidandoti a MusicRaiser, come mai questa scelta?
Principalmente sono stata spinta dal bisogno di mantenere coerente la mia identitá musicale e dalla necessitá di gestire il mio progetto in maniera autonoma ed indipendente, sopratutto da certe logiche di mercato che non mi appartengono e che comincio a trovare anacronistiche. Ho una piccola squadra di lavoro che mi segue da anni e squadra che vince non si cambia, giusto? Ho ricevuto diverse proposte discografiche in questi anni ma non ho mai voluto scendere a compromessi, soprattutto adesso che sto per diventare mamma. Il crowdfunding é stata un’esperienza molto gratificante ed altrettanto impegnativa: due mesi intensi nei quali sono stata dietro alla campagna tutti i giorni, curandola nei minimi dettagli. Ho avuto la fortuna di partire giá da una solida fanbase, costruita nel tempo con fatica e dedizione, che si é dimostrata attenta e partecipe al progetto oltre ogni aspettativa. Sono orgogliosa che questo sia stato un lavoro collettivo, fatto da e per le persone che vi hanno creduto e che ora possono godere di un disco realizzato con grande passione e professionalitá.

“La Differenza” ha un sound diverso rispetto al tuo primo lavoro, avevi voglia di sperimentare nuovi territori musicali? Come sei arrivata a fare questo passo?
Ultimamente mi stava stretta l’etichetta della cantautrice genovese, l’immagine edulcorata e di ragazza acqua e sapone che rispecchiava fino ad un certo punto la mia personalitá e le canzoni dell’album precedente. Ho scelto, cosí, la strada dell’onestá: ho rispolverato ascolti ed influenze musicali che negli anni si erano assopite per diversi motivi, oltre alla mia chitarra elettrica, e cosí sono riuscita a trovare, finalmente, il vestito adatto per le mie canzoni. Le influenze hip hop, r’n’b, durm’n’bass ed electro si sentono tantissimo in questo disco: ci sono sempre state ma sono rimaste nascoste, sovrastate da un bisogno di conferme che ora non ho piú. Ho trovato finalmente la mia identitá musicale, tirando fuori la grinta, le unghie ed i denti. Le palle, insomma. Punti fondamentali per fare musica, oggi, e non solo.

Hai vinto molti premi, ricevuto molti riconoscimenti, condiviso il palco con molti artisti noti, c’è un’esperienza più di un’altra che ti porti nel cuore?
Sono tantissime le occasioni in cui sono stata davvero bene e mi sono emozionata. Quella che mi ha arricchita maggiormente é senza dubbio la settimana di Radar, a Bergeggi, nel 2010, curata da Franco Zanetti e Massimo Cotto: sette giorni intensi in compagnia di professionisti, autori, discografici e una decina di altri ragazzi come me con tantissima voglia di mettersi in gioco, fare musica ed imparare il mestiere. É stato come trovarsi su un altro pianeta, a fare musica tutto il giorno tutti i giorni, a scrivere canzoni, a confrontarsi e a collaborare insieme. Ho rivissuto, in parte, le stesse sensazioni l’anno scorso a Genova per Voi, a Ovada, dove l’attenzione era tutta sulla parte autorale dei nostri progetti. Sono momenti splendidi, questi, dove le collaborazioni nascono e si alimentano spontaneamente. Dovrebbero esserci piú occasioni simili a disposizione di chi scrive canzoni, oggi.

Hai avuto anche l’onore di suonare, restaurata dopo 40 anni, la chitarra di Luigi Tenco al Restauro in Festival…

Quella é stata un’altra grandissima emozione: ricordo la paura, il timore reverenziale verso uno strumento cosí delicato, restaurato dopo 40 anni (da un liutaio genovese, Carlo Pierini, fra l’altro). É stato un onore e un privilegio, di cui vado particolarmente fiera ed orgogliosa.

Ho scoperto che nella tua vita non c’è solo la passione per la musica, vero?
Verissimo: l’entomologia e l’arte moderna e contemporanea sono due altre mie grandi passioni, insieme all’informatica, che é diventata anche un mestiere, e alla fotografia. La mia creativitá si alimenta anche grazie a tutte queste altre fonti: le mie giornate dovrebbero durare 36 ore per riuscire a coltivare tutte le mie passioni, aggiungendoci anche quelle per la fantascienza, cinematografica e letteraria! La musica, peró, resta sempre al centro di tutto. Sempre.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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