50 anni di carriera sono certamente una bella ricorrenza da celebrare, soprattutto quando si tratta di artisti del calibro di Bryan Ferry. Un artista che si è saputo distinguere per il suo stile che ha sempre considerato l’eleganza come punto di riferimento, a tutti i livelli: la voce curata e suadente, le canzoni morbide come tessuti di seta pura e poi quei suoi vestiti sempre alla moda, oltre alle copertine e ai video così affascinanti.
Proprio in questi giorni è uscito Retrospective: Selected Recordings 1973-2023 che in 5 cd ripercorre il suo percorso solista, proponendo non solo i brani più famosi, ma anche canzoni inedite lasciate nel cassetto per le grandi occasioni, rarità e rivisitazioni orchestrali.
Ricordo con una certa nostalgia – nei primi anni 90 – quando Londra, che all’epoca avevo la fortuna di frequentare con regolarità, era tappezzata dei poster del suo ultimo disco Taxi, una raccolta di cover di brani originariamente resi celebri da donne (una su tutte “Will you love me tomorrow?” di Carole King). Album che avrei con gli anni ascoltato fino a consumarlo. Sulla copertina c’era solo il suo viso, in bianco e nero, ed era quasi impossibile non provare una sana invidia per quel suo fascino così naturale, che poi trovava nella musica il corollario perfetto. Ascoltare i suoi pezzi, infatti, significa immergersi in un’atmosfera fatta di suoni stratificati che ti avvolgono letteralmente e guidano la tua mente altrove, una sorta di sogno dove l’estetica regna sovrana.
Un altro LP che ho amato molto è Mamouna (qui ben rappresentato dalla splendida ballata “Your painted smile”) e che ho recentemente avuto il privilegio di recensire per Sound36, in occasione dell’uscita dell’edizione deluxe. Ma non si può chiaramente dimenticare Boys and Girls – che resterà verosimilmente la sua opera più conosciuta – non fosse altro per il fatto di contenere quella “Slave to Love” che contribuì a rendere ancora più di culto la colonna sonora del film “9 settimane e mezzo”. Né tanto meno si può trascurare la bellezza di Bête Noire, che con la sua “Kiss and tell” regalò alle discoteche dell’epoca un tocco di classe che in pochi sono riusciti a portare.
Dei brani in versione orchestrale cito “Avalon”, in quanto rappresentativa dell’apice artistico raggiunto con i Roxy Music. Quel disco, che porta lo stesso nome, resta una pietra miliare del pop ed è fra i più interessanti degli anni 80.
Il quinto cd di questo imperdibile cofanetto è pieno di canzoni sconosciute e una in particolare: “Star” (featuring Amelia Barratt), uscita come singolo, è stata scritta e prodotta insieme al frontman dei Nine Inch Nails, Trent Reznor e potrebbe rappresentare il sound (molto elettronico) del futuro di Bryan Ferry, se deciderà di continuare a regalarci altra musica.
Io sinceramente me lo auguro, perché di lui faticherò sempre a stancarmi, qualsiasi cosa abbia voglia di incidere, per la gioia di chi come me lo segue da una vita intera.