Torniamo a parlare di dischi e dobbiamo farlo celermente in quanto il materiale da recensire è tanto e si rischia di lasciare indietro qualcosa che sicuramente merita più attenzione. Molte sono state le adunate che le grandi major, nel corso degli anni, hanno realizzato. Un po’ per il profitto e un po’ per tirare a campare, sono nate situazioni stravaganti passate ad altra vita, ed altre immortali. Elencarle tutte è quasi impossibile. Vorrei intanto spezzare una lancia per i vari Project Managers, coloro che ricevono l’incarico per mettere su le allegre brigate. Non dev’essere facile far convivere personalità che alle volte, per pura convinzione ,superano l’onnipotenza.
Gossip a parte è del disco che dobbiamo parlare. Sono passati 19 anni da quando Thomas Ruf, fondatore dell’omonima etichetta discografica, mise su la prima carovana blues, tutta al femminile: Sue Foley,Candye Kane e Ana Popovic. Oggi,dopo quasi venti anni, rimane un progetto ambizioso e molto ambito. Un punto di arrivo per molti musicisti , che certifica la loro appartenenza e bravura.
Per l’edizione del 2024 sul carro sono saliti Alastair Greene, Eric Johanson e Katrina Pejak. Permettetemi di sottolineare che del signor Greene ,in queste pagine, avevamo già dato un ottimo giudizio sul suo operato nel mese di Giugno. Sarà stato un caso?
Eric Johanson, originario della Louisiana, è un giovane chitarrista emergente che riesce a rileggere la musica del Sud, con infiltrazioni Blues e Roots. Katarina Pejak,cantante e tastierista, ha iniziato esibendosi nei blues club della sua città natale (Belgrado) e in altre città della Serbia. Dopo aver scoperto la collezione di dischi del padre ,lascia la musica classica e si suoi nuovi punti di riferimento diventano Otis Spann, Ray Charles, Tom Waits e Nina Simone.
Lo schema collaudato delle precedenti edizioni,non viene alterato. Ognuno ha il proprio set ,con brani del loro repertorio, per poi riunirsi per le esecuzione di cover, che devo ammettere di buon livello.
Tutti insieme appassionatamente con l’iniziale Come on in my kitchen di Robert Johnson. La versione di I walk on Guilded splinters, del mitico Dr John, merita ampiamente l’ascolto dei circa dodici minuti. Mentre la passione dei tre per il suono Southern viene fuori in One way out, brano di Elmore James, noto per essere stato un cavallo di battaglia degli Allman Brothers Band.
Tra le sedici tracce del cd vorrei segnalare la versione di Money dei Pink Floyd da parte della giovane Pejak. Un brano già presente in un suo precedente lavoro. Un bella versione che si discosta notevolmente,tra le centinaia realizzate in tutti questi anni. L’album, uscito il 20 Settembre, ha un suono potente ma nello stesso tempo molto piacevole grazie alla bravura dei tre che, nonostante le diverse esperienze, sono riusciti a convivere e a convincere. Anche quest’anno il signor Thomas Ruf ha fatto centro e noi ci godiamo l’avvenimento. Per quanto riguarda i vari Project Managers,gli possiamo augurare solo forza e coraggio.