Recensioni

Blackfield – IV

Scritto da Annalisa Nicastro

pur essendoci canzoni che ascolti con piacere qualcosa non va in IV, si ha l’idea di un progetto uscito sicuramente troppo presto e tirato via solo per far uscire qualcosa e lo si può anche capire dalla durata molto breve dell’album, solo 32 minuti.

Nuova proposta musicale da parte dei Blackfield ormai orfani di Steven Wilson. Aviv Geffen si è quindi trovato a dover produrre e comporre la musica totalmente da solo, senza l’apporto compositivo e creativo del suo amico.
IV , semplicemente chiamato, non sembra nemmeno un Album ma un EP data la sua breve durata di 32 minuti. Si avvale di collaborazioni di alto livello come Vincent Cavanagh, Brett Anderson e Jonathan Donahue.

Gia nell’album precedente Welcome to My DNA Steven, preso dai progetti solisti ed i vari remissaggi, si era allontanato lasciando la guida della band ad Aviv, ma comunque aveva lasciato il segno con una serie di brani stupendi. Arrivati ora al nuovo album e in piena carriera solista di Steven Wilson la vena compositiva di Aviv si fa sentire e la musica vira verso un pop sicuramente non banale. Già dai primi ascolti i brani non spiccano per melodie accattivanti o canzoni che restano nelle orecchie ma è sicuramente è un album che si fa ascoltare e questo anche grazie alle varie collaborazioni che Aviv ha ospitato nell’album.
Vincent Cavanagh degli Anathema in X-Ray ma che comunque lascia un po’cosi … forse annoiati, complice anche una canzone molto debole di per sè. Ma le collaborazioni crescono di nuovo con Brett Anderson dei Suede in Firefly, stupenda melodia gestita dalla voce di Brett sempre all’altezza. Steven wilson lo ascoltiamo all’inizio nella prima canzone Pills, dentro Sense of Insanity e comunque durante tutto il missaggio dell’album.
Ma pur essendoci canzoni che ascolti con piacere qualcosa non va in IV, si ha l’idea di un progetto uscito sicuramente troppo presto e tirato via solo per far uscire qualcosa e lo si può anche capire dalla durata molto breve dell’album, solo 32 minuti.
Sicuramente già dall’album precedente si capiva che l’alchimia tra Steven e Aviv era quasi finita e che le due strade musicali si erano divise. Ascoltandolo per bene, come ho fatto in questi giorni, ho capito che Aviv necessita sicuramente di trovare il suo posto dentro un gruppo ad ora diventato una band solista e sicuramente ci riuscirà perché la sua vena creativa ancora c’è e si sente. I fan di Steven Wilson magari farebbero meglio ad ascoltare l’album prima ma quelli di Aviv Geffen possono andare sul sicuro perché magari non è il suo miglior prodotto ma lo si ascolta con piacere.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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