Interviste

Black Snake Moan

Il serpente, animale sacro dalle mille sfaccettature simboliche, mitologiche, leggendarie che incarna la ciclicità del tempo, la vita. Il serpente è detentore di conoscenza occulta, la trascendente rappresentazione di un mistico e impenetrabile arcano, incantatore e tentatore

Black Snake Moan è il nome del progetto musicale di Marco Contestabile, compositore, chitarrista e cantante proveniente da Tarquinia, terra dell’antico popolo degli Etruschi. La sua produzione abbraccia il blues, il folk rock e la psichedelia donandoci un caleidoscopio di brani che conducono a un viaggio primordiale interiore scandito da note evocative, arcane, visionarie. Sono da poco usciti i singoli: Light the incense e Goin’Back (link in basso per l’ascolto) che anticipano il terzo album Lost in Time che sarà pubblicato il prossimo 24 maggio. Marco porta la sua musica sui palchi italiani, europei e negli USA e nel 2023 ha suonato il basso nel tour europeo della band New Candys. Di questo e altro abbiamo parlato qui.

Black Snake Moan il tuo nome d’arte. Hai pensato prima al film di Brewer o al disco blues di Blind Lemon Jefferson per sceglierlo?
La scelta del mio nome d’arte nasce dal titolo del brano di Blind Lemon Jefferson, Delta Bluesman Texano, una delle figure più importanti e influenti del primo blues anni ’20. Mentore del “texas blues” e “spiritual” fu uno dei primi bluesman della storia e fonte d’ispirazione per molti musicisti come Charley Patton, Son House, Robert Johnson, Fred McDowel. Il “lamento del serpente nero” (Black Snake Moan) è la mia visione musicale e spirituale, rappresentabile e interpretabile in modi differenti grazie alla figura del serpente, animale sacro dalle mille sfaccettature simboliche, mitologiche, leggendarie che incarna la ciclicità del tempo, la vita. Il serpente è detentore di conoscenza occulta, la trascendente rappresentazione di un mistico e impenetrabile arcano, incantatore e tentatore.

Quanto il tuo territorio di origine, l’antica Etruria, ha influenzato le atmosfere arcane presenti nel tuo sound?
Il mio territorio d’origine, Tarquinia, terra degli antichi Etruschi è un luogo misterioso e mistico, ricco di scenari naturalistici stupendi, percorsi sepolcrali scavati nella roccia, siti archeologici immersi nella natura: costante ispirazione per la mia ricerca personale e per la mia scrittura, una sensazione molto profonda e ciclica in evoluzione e maturazione. La mia terra ha sempre contribuito al mio percorso creativo, la visione dei paesaggi sulla collina, le distese pianeggianti, la spiaggia in riva al mare della riserva naturale delle saline, le chiese, le torri nel centro storico del borgo medievale, un viaggio tra storia e immaginazione. I temi della solitudine e libertà, il dolore, l’amore sono dentro la mia musica. Cerco di parlare di qualcosa più grande di me che mi trascende, onorando le mie origini tra simbolismo e metafore. Mi sento profondamente connesso a esse e da qui trae spunto un forte potenziale creativo. Vedo il mondo per quello che mi evoca e riesco a farlo solo vivendo questi luoghi. Interpreto questo legame come un richiamo costante ai “luoghi della mia memoria” perché fissano un evento memorabile che si ripropone ciclicamente nella mia vita e acquista un significato che va ben oltre lo spazio e il tempo. È stato determinante vivere la mia terra per sviluppare il mio percorso creativo e sono davvero grato ai luoghi a me cari per questo legame.
È un sentiero che connette l’eco eterno dell’antica cultura visionaria etrusca alla spiritualità dello scenario del Sud Ovest degli Stati Uniti, ai deserti dei nativi americani apparentemente statici, ma fluttuanti come miraggi.

Come nasce il tuo percorso artistico? Suoni sin da bambino?
Il mio amore per la musica nasce da bambino, mia madre è stata una danzatrice classica e insegnante, sono cresciuto ascoltando sempre buona musica e ricevendo in famiglia costanti stimoli artistici di vario genere. L’interesse per lo strumento è iniziato più tardi; ho cominciato a cantare nel coro della scuola media e all’età di 16/17 anni, dopo la visione del live di Joe Cocker a Woodstock, scoperto grazie a mio zio, e la consequenziale iniziazione al rock nacque la voglia di cantare e suonare, interesse e curiosità che stavo maturando sempre di più a livello interiore. È stata una vera e propria rivelazione e liberazione. Iniziai così a coltivare la passione per la musica suonando vari strumenti presso il Centro Aggregazione Giovanile di Tarquinia da autodidatta imbracciando i primi strumenti, le prime jam session in sala prove, i primi incontri e confronti con musicisti e ragazzi della mia età. Ho cominciato con la batteria e poi la chitarra, grazie alla scoperta del Delta Blues tradizionale anni ’30, rimasi affascinato dal mondo misterioso, oscuro e viscerale del Blues primordiale. La voglia di sapere di più sulle origini così leggendarie mi ha portato a documentarmi e mi sono perso nel mistero del Blues e dei suoi epici protagonisti, riproposto negli anni ’60 da gruppi come The Doors, Led Zeppelin, The Rolling Stones e altri. Da quel momento ho deciso cosa fare. Vivere di musica e della mia creatività, lo specchio della mia realtà artistica indipendente.

Nei tuoi brani possiamo respirare le atmosfere sacre e spirituali dell’India rese attraverso l’uso del sitar. Sei legato alla spiritualità orientale o è una scelta prettamente musicale?
Le atmosfere spirituali e sacre provengono principalmente dal mio interesse per la musica psichedelica che racchiude moltissimi generi provenienti dalla cosiddetta “etnica”. Sono affascinato sia dalla spiritualità indiana che dalla tradizione musicale poiché, a mio parere, è parallela al blues spirituals. La scelta prettamente musicale è connessa al “Raga Rock”, genere esploso negli anni sessanta, caratterizzato da una significativa influenza proveniente dalla musica indiana, dall’uso del sitar, tabla, tanpura e percussioni tradizionali e dalla tecnica esecutiva di arrangiamento di chitarra a dodici corde. Mi piace molto il genere contaminato e compromessi con l’oriente: rilassante, ipnotico ed evocativo. Sono legato a esso perché lo sento vicino al blues, al folk, alla musica popolare; il lato cerimoniale, ritualistico, mantrico. Tutto è nato dalla chitarra 12 corde che evoca molto il suono del sitar o comunque esotico, orientale, poi ho iniziato a suonare la Coral Sitar (chitarra che simula il suono di un sitar elettrico) su basi di tanpura e tabla, fondendo e sperimentando il mio stile tra folk blues e rock psichedelico. Ho scoperto questo mondo psichedelico grazie alla lettura di alcuni libri sulla cultura underground anni’60 e documentari che mi hanno ispirato.

Come è stato suonare in tour con i New Candys? (Intervista alla band presente su SOund36).
Suonare come turnista nei New Candys è stata un’esperienza molto bella e formativa. Oltre a essere la mia psich band italiana preferita, ho avuto modo di supportare il gruppo in un periodo di transizione. Prima volta al basso per me, strumento mai suonato in precedenza, soprattutto dal vivo e in una situazione del genere. La cosa più emozionante è stata, non solo intraprendere un nuovo percorso da turnista trovandomi molto bene con la band, ma anche suonare in apertura per una parte del tour europeo ai The Black Angels, gruppo che ho veramente a cuore. Un bel capitolo dello scorso anno, ricco di esperienze, amicizie e piacevoli ricordi.

Puoi anticiparci qualche prossimo progetto?
Prossimo progetto, il nuovo album Lost in Time che pubblicherò il 24 maggio per Area Pirata Records e Echodelick Records. Un nuovo capitolo del mio progetto, in costante evoluzione e con una nuova squadra di collaboratori. Black Snake Moan vedrà la formazione dal vivo non più solista, ma in duo con Matteo Lattanzi alla chitarra e tastiera, nuova dimensione live, nuova strumentazione e molte sorprese. Da pochi giorni sono disponibili il primo singolo Light The Incense registrato e mixato da Marco Degli Esposti presso Happenstance Recording Studio e masterizzato da Andrea De Bernardi presso Eleven Studio Mastering. Il video è stato realizzato da Fabrizio Farroni ed editato da Flavia Biagioni, e anche il secondo singolo Goin’Back. Molto presto annunceremo le date del tour e tutte le evoluzioni.

DISCOGRAFIA BLACK SNAKE MOAN:
Light The Incense, singolo, 2024.

 https://www.youtube.com/watch?v=mgD55guspp0&t=1s

Going’ Back, singolo, 2024.

https://youtu.be/mZoBWKQApas

Fire & What You See, doppio singolo, 2023.
Revelation & Vision, doppio singolo, 2022.
Phantasmagoria, album, 2019.
Spiritual Awakening, album, 2017.

Foto di copertina di Stefano Dili

About the author

Annalisa Michelangeli

Mi chiamo Annalisa Michelangeli, nata a San Severino Marche nel 1982, ma cresciuta in un piccolo paese tra Marche e Umbria, sui Monti Sibillini. Vivo a Macerata. Amo la musica e ogni altra forma d’arte da sempre. Scrivo poesie e di recente ho pubblicato un saggio autobiografico su un mio personale percorso legato alla gestione della fibromialgia. Ho una formazione linguistica e letteraria, possiedo attestati per insegnare yoga per bambini e quello di assistente all’infanzia. Attualmente svolgo attività di docenza d’italiano per stranieri che è il mio ambito di specializzazione e mi appassiona molto. Da molti anni seguo concerti in tutta Italia, in passato con una frequenza maggiore essendo allora più libera da impegni lavorativi e famigliari: sono anche mamma di una bambina di otto anni. Nel 2007/2008 ho frequentato un corso di giornalismo musicale legato a una rivista che si occupava sia di jazz, che di rock. Ascolto soprattutto indie rock inglese e italiano, ma anche cantautori del passato, musica francese, sono curiosa di scoprire gruppi emergenti e nuove sperimentazioni nel panorama musicale.

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