La soffitta Recensioni

Billy Joel – Cold Spring Harbor

Scritto da Marco Restelli

esordì nel 1971 con questo album che merita ancora la nostra attenzione e di essere riascoltato con piacere

Dopo qualche mese di pausa, nei quali ci siamo dedicati a raccontarvi dischi più recenti, riprendiamo la nostra Rubrica “La Soffitta” rispolverando un album del passato che, pur appartenendo alla discografia di un artista celebre come Billy Joel, non è mai stato considerato alla stregua dei suoi lavori più fortunati (The Stranger, capolavoro indiscusso, ma anche Piano Man e 52nd Street). Eppure questo Cold spring harbor, col quale il nostro esordì nel 1971, merita ancora la nostra attenzione e di essere riascoltato con piacere. Infatti, in un certo senso contiene già alcuni degli elementi che caratterizzeranno tutta la sua gloriosa carriera. Intanto il suo strumento, il piano, guida già praticamente ogni brano (fatta eccezione per l’acustica Why Judy why), anche se accompagnato spesso da musicisti di altissimo livello come Don Evans alla chitarra o Larry Knechtel al basso (grammy per Bridge Over Troubled Water). Le melodie, poi, toccano vertici estetici notevoli che lasciano il segno, mentre i testi sono molto intimi e pieni di sentimenti viscerali. L’iniziale She’s got a way, ad esempio, è un gioiellino che Joel riprenderà anche in molti dei suoi leggendari live. Il testo, solo apparentemente banale, descrive in realtà in modo delicato e romantico la sua lei, con versi che forse qualsiasi donna vorrebbe sentirsi cantare dal proprio Romeo:

She’s got a smile that heals me
I don’t know why it is
But I have to laugh when she reveals me
She’s got a way about her
I don’t know what it is
But I know that I can’t live without her
Anyway

Nella scatenata You can make me free l’artista di New York tradisce la sua eterna passione per i Beatles facendo addirittura il verso a Paul McCartney, mentre in You look so good to me si esibisce in un breve assolo di armonica che richiama da una parte quelli indimenticabili di Stevie Wonder che proprio in quegli anni stava incidendo su disco le tracce più preziose del proprio genio – dall’altra lo stile country folk che definirà in parte il succitato e successivo Piano man. Le mie preferite dell’album a dire il vero sono due ballate conosciute solo dai fan più devoti di Billy Joel (nelle cui fila mi iscrivo volentieri): l’incantevole Turn Around e la finale Got to begin again i cui poetici versi potrebbero essere presi in prestito da chiunque si trovasse nella difficile situazione di dover ricominciare la propria vita totalmente da capo, senza sapere quale strada percorrere.
Un consiglio: chi non ha mai ascoltato Cold spring harbor, faccia un salto sulle piattaforme streaming che oggi permettono l’accesso a discografie sconfinate, colmando così la lacuna. Forse gli verrà loro voglia di comprarlo, collezionarlo e magari, in qualche modo, di ringraziarci per la dritta.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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