Interviste

Atarde, Martina Giglio e Moonari

Sono i vincitori del contest legato al Concertone del Primo Maggio 2024, giornata in cui sarà proclamato il vincitore assoluto della rassegna.

Atarde, Martina Giglio e Moonari sono i vincitori del contest 1M NEXT legato al Concertone del Primo Maggio 2024, giornata in cui sarà proclamato il vincitore assoluto della rassegna. Tre giovani artisti, diverse provenienze e influenze, ma stesso sentito amore per la musica e tanta volontà di farla arrivare al pubblico di ogni dove ed età. Ho scambiato con loro parole e sensazioni alla vigilia del grande evento che si tiene ogni anno nella Capitale. Di seguito le loro interviste. E un grande in bocca al lupo, ragazzi!

ATARDE (nome d’arte di Leonardo Celsi).

Puoi raccontarci il tuo percorso musicale, da cosa deriva la tua passione per la musica e cosa si cela dietro al tuo nome d’arte?
Casa mia è sempre stata ed è tuttora un ambiente creativo, artistico e musicale. Devo molto ai miei genitori e a mia sorella infatti, che mi hanno sempre reso semplice e divertente assecondare la mia passione per la musica. Ho cominciato a scrivere delle canzoncine alle scuole medie partendo da alcune piccole poesie per poi passare alle melodie. Al liceo ho continuato a scrivere per conto mio musica praticamente da autodidatta e, da circa due anni, studio composizione pop al conservatorio di Pescara per cercare di dare struttura alla mia musicalità abbastanza istintiva e per certi versi approssimativa. Ho cominciato a pubblicare musica mia da circa tre anni (sotto l’etichetta Pezzi Dischi) e nessuna delle mie pubblicazioni sarebbe stata possibile senza gli amici e le amiche musicisti con cui ho collaborato nel corso di questo tempo un po’ ovunque in Italia. Il mio nome d’arte viene dal periodo in cui ho iniziato a scrivere musica. Alle medie studiavo spagnolo e una parola mi colpiva moltissimo per suono e significato: “atardecer” che vuol dire imbrunire/tramonto.

Come nascono le tue canzoni?
Ovviamente il processo varia da canzone a canzone, dalle persone con cui lavoro, da quello che ascolto in quel periodo. Raramente partono dalla necessità chiara di dover parlare di un argomento, perlomeno nelle canzoni che ho scritto fino a oggi. Mi faccio guidare più dalla combinazione e dall’intreccio delle parole che mi deve risultare interessante nel momento in cui scrivo.

Hai raggiunto un bel traguardo essendo tra i vincitori del contest della rassegna legata al Concerto del 1° Maggio. Quali sono le tue sensazioni e le aspettative future?
Sono carico! Una canzone per volta vediamo dove arriviamo. Il mio sogno rimane lavorare con la mia musica senza scendere a troppi compromessi col mercato e trovando una mia chiara direzione musicale, artistica e in un certo senso anche politica. Parlando in modo meno ideale e un po’ più concreto, spero di fare pezzi che valgano la pena di essere ascoltati, di non fare cose troppo facilmente dimenticabili. Ci aggiorniamo fra qualche mese e ti dico come sta andando!

MARTINA GIGLIO

 Qual è stato il tuo primo approccio al canto e alla musica in generale?
Il mio primo ricordo di approccio al canto risale più o meno ai 4/5 anni di età quando, in occasione dei pranzi/cene di famiglia con i parenti, mi mettevo al centro a mo’ di palco e iniziavo a cantare I ‘m Outta Love di Anastacia (insieme a mia cugina, lei in veste di ballerina, preparavamo dei veri e propri spettacoli di intrattenimento). In realtà recentemente ho ritrovato dei filmati che documentano le mie “performance” in salotto da ancora più piccina di fronte ad una videocamera, ah ah! In ogni caso la musica è stata sempre una presenza fissa in casa: dai lunghi viaggi estivi in macchina verso la Calabria con la mia famiglia, alle mattinate “Battistiane” insieme a mia mamma o alla cultura r&b anni ‘90/’00 assorbita per osmosi da mio fratello sin da piccola. Tuttavia tutto ciò da appassionati di musica non praticanti. Così, dopo anni di karaoke in cameretta, all’età di 16 anni ho deciso d’iscrivermi al corso di canto dell’istituto di musica del mio paese in provincia di Torino, Ciriè, e si può dire che da quel momento non mi sono più fermata.

Quali sono le tue principali influenze artistiche?
Sono cresciuta con la black music da una parte e il cantautorato italiano dall’altra, e poi l’r&b e pop degli anni ‘90/’00: Etta James, Ray Charles, Alicia Keys, Mariah Carey, Sting, Battisti, Mia Martini, Mina, Vanoni, Giorgia, Elisa, Spice Girls, Paolo Nutini giusto per farti qualche nome. Crescendo, ovviamente, i miei ascolti si sono ulteriormente affinati, il bagaglio musicale rimane, ma si aggiunge l’esplorazione verso nuovi mondi tra cui l’urban, la musica latina/mediterranea e l’elettronica.

Puoi darci un’anticipazione sui tuoi prossimi progetti?
Sono stati mesi intensi e da una parte anche inaspettati: eravamo chiusi in studio a lavorare al mio primo EP e sono stata letteralmente travolta da un susseguirsi di esperienze stupende quanto inaspettate tra cui il CIAO: Rassegna Lucio Dalla a Bologna, il songwriting camp al CET di Mogol e infine il Concertone del Primo Maggio, un vero e proprio sogno che si realizza. Appena mi sarò ripresa da tutte queste forti emozioni tornerò sicuramente in studio a chiudere i prossimi brani e chissà magari vi daremo già qualche spoilerino live quest’estate…occhi, anzi, orecchie aperte! Nel mentre però, vi invito a seguirmi e ad attendere con trepidazione il 30 aprile, giorno di uscita su tutti i digital store di Santa Rosalia, il brano con cui mi esibirò sul palco del Primo Maggio a Roma. A prestissssimo.

MOONARI

Quando e come sorge il tuo progetto musicale e la scelta del nome?
Il mio progetto nasce a Milano nel 2013 come band: i “Base”, un gruppo fatto di amici polistrumentisti che si conoscevano da una vita per poi diventare nel 2017 un progetto solista denominato Moonari dopo il mio trasferimento da Milano a Londra. Il cambio di nome mi venne dopo aver letto il libro Verbale scritto di Bruno Munari. Rimasi colpito dalla visione della vita di quest’uomo, un misto di ironia e profonda malinconia, descrivendo perfettamente il modo in cui spesso vedo le cose.

Quali tematiche affrontano principalmente i tuoi pezzi?
Amori non corrisposti. Non ve l’aspettavate, eh?

Quanto conta la dimensione “live” nel tuo percorso e dove avresti piacere di portare la tua musica?
Per me il live è tutto. Il live è dove si vede veramente chi sei e cosa hai da dire. È la musica stessa. Io ho bisogno fisico di suonare con la mia band (la famiglia che mi sono scelto e che amo) per essere felice. Mi piacerebbe molto suonare al Wembley Stadium, con Paul McCartney in apertura (lui a me). Dite che succederà?

 

 

 

About the author

Annalisa Michelangeli

Mi chiamo Annalisa Michelangeli, nata a San Severino Marche nel 1982, ma cresciuta in un piccolo paese tra Marche e Umbria, sui Monti Sibillini. Vivo a Macerata. Amo la musica e ogni altra forma d’arte da sempre. Scrivo poesie e di recente ho pubblicato un saggio autobiografico su un mio personale percorso legato alla gestione della fibromialgia. Ho una formazione linguistica e letteraria, possiedo attestati per insegnare yoga per bambini e quello di assistente all’infanzia. Attualmente svolgo attività di docenza d’italiano per stranieri che è il mio ambito di specializzazione e mi appassiona molto. Da molti anni seguo concerti in tutta Italia, in passato con una frequenza maggiore essendo allora più libera da impegni lavorativi e famigliari: sono anche mamma di una bambina di otto anni. Nel 2007/2008 ho frequentato un corso di giornalismo musicale legato a una rivista che si occupava sia di jazz, che di rock. Ascolto soprattutto indie rock inglese e italiano, ma anche cantautori del passato, musica francese, sono curiosa di scoprire gruppi emergenti e nuove sperimentazioni nel panorama musicale.

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