A dieci anni dal loro primo live, è uscito in primavera l’atteso terzo album del duo As Madalenas, incontro artistico fra Tatiana Valle, italo-brasiliana dello Stato di Paraná, e la bolognese Cristina Renzetti. In questo lavoro discografico, prodotto da Ferruccio Spinetti, le due musiciste e polistrumentiste si presentano in qualità di cantautrici, firmando la quasi totalità dei brani. Abbiamo approfondito con un’intervista a Cristina e Tati, ovvero due cantanti e autrici che si scambiano la pelle.
Si sente parlare spesso di quanto sia importante l’integrazione di mondi e culture diverse. Quali sono gli elementi diversi che si fondono in questo album?
Prendiamo in prestito la citazione di un amico per dire che “la musica è un terreno fertile per lo scambio”, lì siamo tutti stranieri e il senso di appartenenza si mescola facilmente. In questo album, dopo la nascita dei pezzi, il momento più importante è stato quello di presentare le canzoni ai musicisti che avevamo scelto, sentire la loro sensazione e lasciare che ognuno potesse dire la sua. È stato un incontro potente il nostro, siamo entrati in sintonia sul suono, sulle idee e così abbiamo registrato l’album con arrangiamenti quasi estemporanei. La fiducia e la stima è essenziale in questo tipo di approccio. Siamo tutti molto contenti della bellezza e la semplicità con cui sono nati i pezzi.
In che modo la quotidianità, le piccole storie di ogni giorno, possono diventare musica?
La canzone “Árvore de família” è un esempio, volevamo scrivere qualcosa di molto ritmico e percussivo, poi la prima frase che è venuta fuori ci ha portato ai nostri avi, all’albero genealogico e ai discorsi sulle eredità familiari che stavamo elaborando in quel periodo della vita. Questo pezzo parla del legame tra genitori e figli, di generazioni in generazione, “Ave familia que bate dentro /è meu destino em movimento” frase peraltro quasi speculare in italiano, sono parole che risuonano forte per entrambe, speriamo anche per chi ci ascolta.
“Rosa laranja” invece parla di come da un giorno all’altro si possa cambiare sguardo sulle cose, sia in maniera profonda, nella cura di sé e dell’ambiente che ci circonda, ma anche nei particolari, tipo scoprire di iniziare ad amare il colore rosa e sceglierlo per disegnare, per le lenzuola del letto, o perfino come rossetto!
La direzione artistica di questo lavoro è stata affidata a Ferruccio Spinetti. Com’è stato lavorare con lui?
Ferruccio è pieno di entusiasmo, ha una grande passione per la musica brasiliana e l’incontro tra noi, Bruno Marcozzi e Roberto Taufic è stato molto fortunato! Abbiamo trovato subito una bella intesa e affidarsi a lui nella scelta dei pezzi e gli arrangiamenti è stato facile, sembrava di lavorare insieme da anni.
Per Spinetti il concetto dell’essenzialità é fondamentale. Per voi ha la stessa valenza?
Nei nostri progetti ci sono molte cose in comune, come l’arte di sottrarre, di usare il suono, la dinamica, l’intenzione in modo che un pezzo possa essere fatto anche a cappella. Si parte dal nocciolo e quello già da sé deve funzionare. Ferruccio dal primo incontro ci ha detto che per lui le voci, la bellezza dei temi, le melodie erano al centro del lavoro, e così è stato.
Cosa rappresenta la Musica per voi?
Eh, domanda difficile, è come chiedere cosa sia l’amore, la gioia. La Musica è tante cose: è un luogo dove si sta bene e si cresce, ma è anche un luogo profondo dove si scende negli abissi e poi si cerca di risalire a rivedere le stelle. E’ un dono, una compagna, è una tensione verso la bellezza, è una ricerca. La musica è un atto di amore continuo!
In concerto
22 dicembre 2023 / Torrione jazz club, Ferrara
10 febbraio 2024 / Folkclub, Torino
