Interviste

Argo

L’overthinking è una cascata di pensieri che si aggrovigliano in loop e senza logica. È come un sogno che prende mille risvolti che non ti saresti mai aspettato e che non riesci ad interrompere

Questa volta abbiamo intervistato Argo, giovanissimo musicista appartenente alla cosiddetta “Gen-Z”. Cresciuto prendendo molta ispirazione soprattutto dal primissimo rap nostrano e dagli importanti cantautori italiani del passato e del presente, parleremo con lui di Metà Settembre, il suo ultimo singolo, co-prodotto con Trem.

Raccontaci del fenomeno dell’overthinking che è alla base del tuo singolo Metà Settembre
L’overthinking è una cascata di pensieri che si aggrovigliano in loop e senza logica. È come un sogno che prende mille risvolti che non ti saresti mai aspettato e che non riesci ad interrompere. A volte questi “pensieri infiniti” possono innescare cose interessanti, ma la maggior parte delle volte è solo fastidioso, logorante e auto-sabotante.

Quanto è stato importante per il brano il lavoro di Trem in fase di produzione?
Moltissimo. Io non ho alcuna nozione di composizione o arrangiamento, avevo buttato giù un’idea giusto per avere un punto di partenza. Trem ha saputo modellare ogni strumento nel modo giusto.

Fai parte della famigerata generazione Z: quali sono i pregi e i difetti a lei legati secondo te?
Fare una lista di pregi e difetti è difficilissimo, soprattutto perché ci sono troppe sfumature soggettive per fare un elenco. Ciò che mi sembra molto diffuso è che non riusciamo a vedere il futuro e quel poco che riusciamo a vedere non è del tutto florido. A volte sembra che abbiamo tutto, anche troppo e probabilmente è così, ma questo non equivale a non avere bisogni e mancanze. Per quanto mi riguarda sento il peso di un grande dito puntato verso di me, in quanto giovane, come se il mio pensiero possa essere screditato già in partenza per la mia età e forse, il nostro disinteresse è una semplice reazione a un altro disinteresse che sentiamo costantemente da chi dovrebbe guidarci, servendosi dell’esperienza, con saggezza.

Come nasce una tua canzone? So che sei un cantautore con una forte vena autobiografica
Quasi sempre preferisco scrivere da solo in camera mia, è il mio luogo sicuro. Sono abituato a tirare fuori tutto ciò che devo dire solamente seduto alla mia scrivania. Di solito inizio con qualche parola o immagine chiave che mi serve per il filone complessivo del testo. Magari inizio a provare i primi versi su un qualsiasi loop che posso trovare anche su YouTube. Quando sento che sta uscendo fuori qualcosa di valido giro un’idea registrata malissimo a Trem e poi si vede quello che esce fuori. Se dopo mesi e mesi siamo ancora convinti del risultato allora, forse, ci organizziamo per farla uscire. Infatti per il mio ultimo EP Un Giorno è andata letteralmente così.

Nel panorama musicale attuale, c’è un artista con cui sogni una collaborazione?
Sicuramente mi farebbe molto piacere collaborare e condividere il palco con gli Psicologi, nella scena italiana attuale li considero i più affini alla roba che sto facendo in questo momento. Probabilmente sono stato condizionato da quei due ragazzi, avevo conosciuto Alessio Lil Kvneki ad alcune serate live e forse, avendo apprezzato il suo cambio netto a livello musicale, mi sono convinto a sperimentare di più e a distaccarmi da quella che, agli inizi, era la mia comfort zone.

Quali sono i tre dischi che porteresti con te su un’isola deserta? Magari quelli che più ti hanno fatto capire che la musica poteva essere la tua strada
Porterei i tre dischi che sono stati fondamentali per la formazione di ciò che è il mio gusto musicale ovvero: “Ingresso Libero” di Rino Gaetano, “Colpa D’Alfredo” di Vasco Rossi e “Exodus” di Bob Marley.

Argo
Conza

 

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Giovanni Panebianco

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