Ciao Andrea, un grande benvenuto su SOund36. Sei entrato nel mondo della musica giovanissimo. A che età hai cominciato a suonare il piano classico?
Ciao grazie a voi per l’attenzione e l’ospitalità! Ho iniziato piccolo, da bambino, ma certe cose della musica classica le ho riscoperte da grande.
E poi sei arrivato alle tastiere e al synth…
eh già… i sintetizzatori hanno rappresentato per me quella parte un po’ nascosta di ricerca e di intimità musicale sempre in continuo cambiamento ed evoluzione.
Grande merito delle tastiere è l’avermi permesso di suonare, creare ed arrangiare insieme ad altri amici musicisti.
Nel tuo debut album Mosaic Room hai deciso di mettere sia la musica classica che l’elettronica. Come mai hai preso questa importante decisione?
Perché ho sempre trovato misterioso ed affascinante l’incontro del suono del pianoforte con quello dei synth, suoni cosi distanti tra loro ma che vengono prodotti entrambi con i tasti bianchi e neri della tastiera.
Quanto è importante la sperimentazione per te e la tua musica ? Sperimentare è importante perché appagante. E’anche molto divertente anche se credo non sia sempre necessario in tutti i momenti. Ritengo però che la cosa davvero fondamentale è di non porsi vincoli, non seguire per forza dei modelli. Essere liberi e fare ciò che ci viene proposto dal cuore. Impagabile è la soddisfazione di trasmettere emozioni e sensazioni ad un’altra persona.
Hai appena presentato il tuo nuovo singolo, Claw Machine, tratto dal tuo debut album. Ce lo introduci?
Claw Machine è la classica macchina piglia peluche che si trova nelle sale giochi. Quando il gancio si abbassa puoi afferare il premio, ma puoi anche perderlo improvvisamente per strada, oppure puoi catturare qualcosa che non era previsto all’inizio. Ed è un po’ la metafora della nostra esistenza cosi sensibile all’imprevidibilità degli eventi e condotta in un modo mai predifinito.
Il brano in questione chiude Mosaic Room, ed è la naturale conseguenza dei quattro brani precedenti.