Quando la musica d’autore incrocia il sociale, il risultato è sempre di forte impatto. Alessio Ventura (ex Dhamm e DB Boulevard) ha dato voce con la sua canzone “Una Storia Dark” alla raccolta di racconti “Teste Di Zucca”, il cui autore è il giovane Filippo Di Biagio, un ragazzino di 12 anni autistico, dislessico, disortografico e discalculico, che attraverso la scrittura di brevi storie horror descrive il mondo che lo circonda. Abbiamo intervistato Alessio per capire meglio questo interessantissimo sodalizio.
Vuoi raccontarci la nascita del progetto “Una Storia Dark”?
Il mio amico Giacomo Serafini (coordinatore artistico del progetto) mi ha chiamato verso fine febbraio parlandomi della volontà di Luisa Di Biagio di Cascina Blu Onlus di completare il progetto di “Teste di Zucca” con una canzone ed un video. Da subito, non avendo grande confidenza con l’argomento autismo, ho temporeggiato tipo: “ci provo, vediamo cosa esce e poi, nel caso, ne parliamo”.
Come ti sei avvicinato a una persona speciale come Filippo Di Biagio?
Con estrema normalità, come al mio solito. Avevo intenzione di dare voce al suo mondo e quindi mi sono messo subito dalla sua parte e non di fronte a lui.
Quale sarà il passo seguente a “Una Storia Dark”?
Bella domanda! Finalmente comincerò a far uscire un progetto al quale sto lavorando da circa un anno e mezzo che si chiama “Alla Ricerca Della Bellezza”. Si tratta di una rubrica all’interno del mio canale YouTube ed è sostanzialmente un documentario dettagliato sulla creazione delle canzoni. Compongo brani di ogni tipo e di ogni genere senza preoccuparmi di chi devo essere. Sono tutto e sono niente e ciò che mi definisce è quello che faccio. Così ho abbracciato con entusiasmo anche l’esposizione degli errori, le stonature e tutti quegli incidenti di percorso inevitabili nella realizzazione di qualsiasi cosa. Si tratta di video senza censure che rappresentano il paradigma della vita: sbagliando si impara. Non è stato facile accettare di mostrare questo lato per me che, nel mio piccolissimo, sono sempre stato un perfezionista, ma oggi lo trovo addirittura catartico.
Vuoi farci un bilancio delle tue esperienze artistiche dagli esordi ad oggi?
Il bilancio è sicuramente positivo. Ho studiato un po’ all’inizio, poi è cominciata la carriera. Una volta finita mi sono rimesso a studiare più di prima. Sono contento di notare che la passione anziché affievolirsi, con la mancanza di riscontri (dovuta al mio silenzio più che altro, o almeno è quello che spero, ma poco importa), si è rafforzata. Il mio obiettivo oggi è quello di crescere, imparare sempre di più , acquisire un maggiore controllo della mia voce e conoscere più che posso della musica.
Se ti chiedessi un aneddoto riguardante la tua carriera, quale ti verrebbe in mente per primo?
Sicuramente con i Dhamm prima del concerto alla Sala Nervi del Vaticano quando Dario rifiutò una scatolina con dentro il rosario pensando che fossero cioccolatini. Il cardinale insistette più volte, ma tutto quello che ottenne fu un “No grazie, sono allergico”.
In che direzione sta andando la musica italiana per te?
Faccio sempre fatica ad esprimere opinioni tout court. Non lo so esattamente. Di certo c’è più forma che sostanza, anche se non credo lo si possa dire di tutti.
