Sound&Vision

Alberto Radius – Intervista

Al Bivio Art Festival abbiamo intervistato un autentico monumento della musica italiana

Il 22 luglio, nella quinta edizione del Bivio Art Festival di Offida (AP), e più precisamente nel parco Cesare Gabrielli di Borgo Miriam, si è tenuta l’esibizione di Alberto Radius e la sua Formula 3, formazione che vede affiancarsi allo storico chitarrista Viky Ferrara (batteria e voce), Paul Lerany (basso e cori) e Roby Capuano (tastiere e cori). Non potevamo farci sfuggire una simile occasione per intervistare un autentico monumento della musica italiana.

Per iniziare ti chiederei come nacque la Formula 3 nel lontano 1968.
La Formula 3 nasce e muore (risate, ndr). Come hai detto tu nacque tra il 1967 e il 1968 e finisce nel 1973. Nel 1969 abbiamo fatto “Questo Folle Sentimento”, un pezzo di Battisti, e a seguire altre cose sempre con Lucio, compresa una tournée nel biennio 1970-71 di venti date totali. A quei tempi non c’erano i grandi concerti, perché i locali dove suonavamo non potevano ospitare più di seicento persone. All’Altro Mondo di Rimini si presentarono più di mille persone ed erano una sopra all’altra.

Hai citato l’immenso Lucio Battisti: mi piacerebbe conoscere qualcosa a proposito del vostro primo incontro.
Il primo incontro fu a Roma. Io avevo circa dodici anni e mi ritrovai una domenica pomeriggio in uno stabile dove suonavano queste band di ragazzini. Un casino esagerato. Lì ci siamo conosciuti. Lo rincontrai a Milano nel 1966 dopo che aveva scritto “29 Settembre” per l’Equipe 84. Venne ad un nostro live e ci propose un contrattino per l’etichetta che stava organizzando, la Numero Uno. Andò avanti così fino al 1973, anno in cui Mogol mi offrì di entrare a far parte del gruppo internazionale conosciuto come Il Volo.

Il Volo può essere definito il primo supergruppo italiano?
In realtà Il Volo non ha fatto niente, ha venduto pochissimo. Adesso sono dischi belli, ma allora non gliene fregava niente a nessuno. Supergruppo o non supergruppo fu un fiasco.

Tra le tante tue creazioni ce n’è una in particolare di cui ti senti più fiero?
Parto dal presupposto che faccio solo canzoni che mi piacciono, quindi affettivamente sono tutte uguali per me. “Nel Ghetto” è quella che ha avuto più successo nelle discoteche, quindi ci sono particolarmente legato.

Hai suonato come ospite dei Coma Cose nell’ultimo Festival di Sanremo: cosa ne pensi delle nuove leve del panorama indie?
Da quello che si vede vanno bene e hanno un buon seguito. Andai a un concerto dei Coma Cose a Pavia, ma non ci capii niente a causa del settaggio dell’impianto. Non fu colpa loro in quel caso. Ad ogni modo non è un genere che mi attrae. Anzi, ho scritto un brano contro il rap, solo che non so se uscirà mai.

Chiuderei chiedendoti un personale ricordo del grandissimo Franco Battiato, visto che la tua chitarra è presente in alcuni dei suoi album più emblematici.
Da L’Era Del Cinghiale Bianco a Mondi Lontanissimi sono stati tutti registrati nel mio studio, per un totale di sei album. Franco era una persona meravigliosa, adorabile, sempre positivo, non ho mai sentito dirgli qualcosa di cattivo. Andai a trovarlo a Milo, giù in Sicilia, ed è stato altrettanto gentile. Lo persi un po’ di vista con il sopraggiungere della malattia. Pensa che ho una foto che conservo gelosamente con lui, il suo produttore Angelo Carrara, il tecnico che lavorava con me, Titti Denna e Giusto Pio, tutte persone, eccetto me, che non ci sono più. E’ un brutto periodo, però tanto si sa, inevitabilmente tutti lì andiamo. Speriamo il più tardi possibile.

Alberto Radius e la sua Formula 3
Bivio Art Festival

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Giovanni Panebianco

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