di Augusto Ficele
Sabato sera, a Villa Medici, sul piazzale, alle spalle della loggia dei leoni, con la statua del Mercurio folgorato dalle luci stroboscopiche, si sono esibiti gli Acid Arab, il collettivo franco-algerino nato dall’incontro tra Pierre-Yves Casanova, Nicolas Borne, Hervé Carvalho, Guido Minisky e Kenzi Bourras. Il gruppo ha sedotto in pieno il pubblico grazie all’innesto estatico di suoni arabi e mediorientali, intenso il loro studio sulla musica libanese e persiana, nella loro formazione elettronica.
Ormai affermati nella scena internazionale grazie allo spazio conquistato nella musica elettronica diffusa nella cultura araba, gli artisti hanno consolidato il loro stile grazie ai continui viaggi e alle diverse collaborazioni con artisti di tutto il Mediterraneo.
Il duo in serata ha spaziato dall’house alle melodie orientali, un connubio imprevedibile che ha permesso contaminazioni di ritmi techno con il gasba algerino, i ritmi trance anatolici e il raï fuori dagli schemi. Si crea così un contatto così solido nella musica che due mondi apparentemente distanti come la club culture e la musica araba si traducono in unico stupore di un live di tre ore, completamente catapultati in terre comprese tra il Nord Africa e il Medioriente.