Pop Corn

50 pagine al giorno- Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi

Scritto da Giulia Carlucci

“Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo”, Charles Bukowski

La scrittura è terapeutica. Scrivere di sé aiuta a prendere le distanze da ciò che è accaduto e prendere le distanze dal dolore ci apre spesso la strada per la guarigione.

“Se non lo dico, non è successo. (…) Ce l’avevo sulle labbra e stava sempre per venir fuori. Ma poi non potevo. Se consegni a un’altra persona una parte cosí grande di te, come fai a proteggerti? Se consegni le tue cose piú profonde a qualcuno, poi fanno piú male. Perché da quel momento esistono.”

Cose che non si raccontano è un desiderio di maternità divenuto ossessione. È calvario.  È un’attesa tutt’altro che dolce. È la storia di una donna e delle sue bambine, di visite, referti, medici buoni e meno buoni. Storia di vita e morte, fisica ed emotiva. Antonella Lattanzi ci racconta la sua esperienza nel tentativo di diventare madre. Mette la sua storia a servizio di ognuno ed è impossibile respingerne il fascino.
Se Voltaire ci insegna che “la scrittura è la pittura della voce”, qui il colore che predomina è il rosso. C’è il sangue, tanto sangue. Ci sono sudore e lacrime. C’è il desiderio, c’è il dolore. C’è il corpo.  Forse questa la cosa dolorosamente più bella e intensa: il corpo.
Quel corpo che Antonella Lattanzi dice di aver tradito per ambizione e che sembra restituirle lo stesso dolore. Le fitte e il sangue non restano parole. Si fanno corpo per il lettore che non può che empatizzare e sentire il coinvolgimento fino all’estremo.
C’è la fragilità materiale del corpo, nel senso più contemporaneo. Si parla di aborto ma si parla anche di desiderio e ambizione tutto al femminile.
Potente, intenso, doloroso e distruttivo, come deve essere la verità. La sincerità con cui Antonella Lattanzi si racconta, ci mette di fronte al vero senso della scrittura: non solo raccontare di sé, ma raccontare le cose che non si dicono.

“Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono”.

Pensieri e parole che si rincorrono senza sosta, tese al desiderio di realizzazione e definizione del sé. Non ci sono filtri, le parole si susseguono in un testo che ha i tratti del flusso di pensiero e delinea chiaramente una presa di coscienza. Due righe e finisci dentro un vortice di emozioni e sensazioni che si materializzano. Quel dolore diviene quasi il tuo dolore. Ti colpisce senza freni e ti chiedi perché continuare a leggere, per poi renderti conto che serve.
Ti serve.
Quel tipo di dolore tu lo hai provato, magari viene da una diversa esperienza vissuta, ma lo hai provato.
Antonella Lattanzi parla al suo lettore: lo coinvolge in un dialogo diretto e lo spinge a continuare la lettura.
Questa la forza seducente dell’umanità che si svela.
Vederlo scritto ti aiuta a prendere coscienza, vederlo scritto lo materializza e in questa intensità di visione c’è una vera catarsi.
Una scrittura spezzata, piena di incisi e di salti. Dialoghi interiori messi nero su bianco, domande difficili e risposte dolorose. Nessuna correzione. Un inferno di sentimenti e sensazioni presentato così come è nel bene e nel male. Gli spazi bianchi volutamente vuoti, utili a raccontare ciò che non dovremmo o forse non potremmo.
Non c’è finzione e la sincerità ricercata dall’autrice -quel “sii sincera quando scrivi” – costituisce la base del patto con il lettore tanto caro a Eco: devi avere fiducia caro lettore, questa storia è sincera. Questa sono io, prima e dopo. Questa è vita.
C’è il corpo e c’è la potenza della parola, delle possibilità che ci apre la scrittura.

“E se stai parlando solo a te?, mi chiedo. Un libro per essere un libro non può parlare solo a te. Deve essere per tutti. Come faccio a sapere se sto parlando solo a me? Un libro è una cosa seria. Non puoi scriverlo per sfogarti. Non puoi scriverlo perché serve a te. E quello che è successo me lo sono meritata pure perché, mentre cerco il coraggio di scrivere tutto questo, io penso: sarà un bel libro? Sarà un bel libro? Me lo sono meritata perché, anche ora, invece di pensare solo a quello che è successo, io sto pensando alla scrittura”.

Parole brutalmente dure non solo per il dolore fisico ed emotivo che viene raccontato. Potenti nel narrare ciò che non può essere detto, ciò che siamo costretti spesso a tener dentro per la paura del giudizio sociale. Quel “me lo merito” che sa di autopunizione socialmente orientata non è altro che il colpevolizzarsi per ciò che ci succede.
Ma l’invidia, l’egoismo, la rabbia sono anch’essi sentimenti, sono anche essi espressione della fragilità umana e dell’umanità nel suo complesso.

“Quello che diventi, certamente, lo scegli tu. Quello che ti accade, spesso, no. Per sapere chi diventerai davvero, devi aspettare che il futuro accada. Solo quando il futuro accade sai se sei una delusione per te. Se sei proprio chi speravi di non essere. Io lo sono stata.
Una donna che non esce piú dall’unico pensiero di fare un figlio. Una donna che guarda le donne incinte con invidia. (). Va bene, sono sincera. Io le guardo con odio.”

In ultimo però una luce di speranza. La consapevolezza della mancata realizzazione di un sogno e le proprie macerie sono ciò da cui Antonella Lattanzi rinasce. Si riappropria di un’altra sé e si sente nuova presenza. Nuova esistenza.

“Non si tratta di salvare. Non si tratta di redimere. Non si tratta di urgenza, né di necessità. Si tratta di cercare di creare qualcosa che abbia ancora un valore per me, di provarci con tutte le forze. Si tratta alla fine di esistere.”

Ne usciamo così anche noi, cambiati e cambiate. Sempre più consapevoli della nostra fragile e brutale umanità. Pronti ad affrontare le nostre cose che non si raccontano, pronti per una nuova esistenza.

About the author

Giulia Carlucci

error: Sorry!! This Content is Protected !!

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Con questo sito acconsenti all’uso dei cookie, necessari per una migliore navigazione. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai su https://www.sound36.com/cookie-policy/

Chiudi