Interviste

Zucchero e le canzoni degli altri

Scritto da Lucia Castagna

Si è tolto lo sfizio di ritrovare le canzoni che ha più amato da sempre e di rifarle a modo suo, come se le avesse scritte lui, dando loro una nuova vita. Anche con duetti inediti e straordinari. I Maneskin gli piacciono incondizionatamente, e vorrebbe duettare anche con loro.

Giocando con i numeri, con i primati e con i luoghi, ha venduto 60 milioni di dischi in tutto il mondo, suonato in 5 continenti, 69 Stati, 628 città, toccando destinazioni uniche come Oman, Mauritius, Thaiti, New Caledonia, Armenia, Nuova Zelanda.
E’ stato il primo artista occidentale a esibirsi al Cremlino dopo la caduta del muro di Berlino. L’unico artista italiano ad aver partecipato al Festival di Woodstock nel 1994. Nel 1999 si è esibito al Festival di IMST in Austria davanti a 200.000 persone, prima dei Rolling Stones. Nel 1992, con Luciano Pavarotti, ha condiviso l’ideazione del gala di beneficenza “Pavarotti & Friends”. Nel 2020, insieme alle più grandi star internazionali, ha partecipato al live streaming mondiale “One world: together at home” per la lotta al covid-19. E in mezzo, in questi 40 anni di carriera straordinaria e unica, concerti, eventi, manifestazioni, duetti indimenticabili, e adesso questo nuovo disco di cover, 13 canzoni scelte fra le 500 che più gli sono piaciute nella sua vita, e che ha spogliato e rivestito con il suo stile, con la sua anima.

Perché un disco di cover? in Italia non hanno mai funzionato molto.
Be’, potrei aprire una nuova strada… In America, lo hanno fatto con successo David Bowie, Rod Stewart, Johnny Cash… Ho sentito che volevo provarci, fare mie quelle canzoni che avevo amato, alcune anche un po’ dimenticate e che volevo rivalutare. Ricordo quando, agli inizi, suonavamo nei locali: non c’erano le discoteche e non dovevamo far ballare la gente, solo suonare per un’ora e mezza, un repertorio vastissimo in cui spaziare, cercando che piacesse a tutti. Ecco, l’idea era un po’ quella. Una cover per me ha senso se viene personalizzata fino a sembrare una tua canzone. Per questo “Discover” è un disco mio, con quei pezzi che avrei voluto scrivere io, magari anche un po’ dimenticati, e mi ci sono accostato con rispetto, cercando di non rovinarli. . . La scelta non è stata facile, tutti quelli che eliminavo erano sempre come un pezzo di cuore che lasciavo, ma ho dovuto forzarmi, a volte lasciandomi anche andare alla malinconia, in cerca di una luce nuova…

Ci sono anche delle collaborazioni speciali.
Ho chiesto a Bono se potevo fare in italiano “Let Your Love Be Known”, che è diventata “Canta la vita”, e lui ha cantato con me. Con Mahmood abbiamo fatto “Natural blues”, versione italiana del pezzo di Moby “Trouble so hand”. Ho duettato virtualmente con Fabrizio De André, un suo cameo emozionante e intenso nel suo brano “Ho visto Nina volare”.
Con Elisa abbiamo cantato “Luce”, la canzone con cui aveva vinto Sanremo nel 2001. E pensare che lei al festival proprio non ci voleva andare. All’epoca cantava in inglese, ma Caterina Caselli sapeva che sarebbe stata una vetrina importante, e conoscendo la mia facilità a coniare nuove parole che metricamente si adattavano a quel suono, mi chiamò dicendomi che ero l’unico a poter adattare in italiano il testo di Elisa. E magari sarei riuscito anche a convincerla… Così la invitai a casa mia. Era una giornata uggiosa d’inverno del 2000, e mi disse subito “Io sono venuta qui, ma non canterò mai in italiano!”. Le risposi bruscamente: “Scusa, ma io che cazzo c’entro! Facciamo una cosa, vai a fare un giro sulla spiaggia e io provo a scrivere”. Mi venne di getto l’inciso “Siamo nella stessa lacrima”, e quando tornò dalla passeggiata le feci sentire il testo, suggerendo di chiamare la canzone Luce. Io poi partii per la California e mentre ero lì arrivò Sanremo: in albergo vidi la finale con la televisione satellitare. In concorso c’era Giorgia con la mia canzone, “Di sole e d’azzurro”, e a un certo punto vedo Elisa cantare “Luce”, e penso cavolo! Alla fine l’ha fatta in italiano!». E poi ha vinto.

Dei Genesis hai scelto Follow You Follow Me, un pezzo lieve, pop.
E’ una canzone che mi rilassa, una delle loro che mi piacciono di più, con quel ritmo quasi da New Orleans che mi coinvolge sempre, con tutti quei tempi dispari suonati alla batteria da Phil Collins e le evoluzioni armoniche di Tony Banks. Io adoro la batteria, mi sono sempre dilettato nel suonarla, e nei giorni sospesi del Covid ci ho dato dentro. Non è stato difficile farne una cover.

Cosa pensi del successo dei Maneskin?
Sono un fenomeno straordinario, un gruppo cool: sanno stare sul palco, Damiano sa cantare, sono belli e in America adesso sono veramente impazziti per loro. C’era bisogno di qualcosa di rock diverso dal resto e la risposta la potevano dare solo quattro ragazzi come loro, che sono anche “esotici” agli occhi del pubblico rock tradizionale anglosassone. Hanno riempito il vuoto del rock trasgressivo, irriverente, che ormai era diventato troppo politicamente corretto: loro erano pronti per trovare la combinazione giusta. Spesso è anche una questione di tempismo, di saper cogliere l’attimo fuggente. Il successo è una combinazione di cinque o sei cose che devono arrivare all’unisono, e pure un po’ di fortuna, che serve sempre. Non vedo l’ora di ascoltarli dal vivo: scriverei volentieri una canzone per loro, e magari cantare insieme.

Adesso ti prepari per il nuovo tour.
Sì, e speriamo che questa volta vada tutto bene, e non dobbiamo fermarci di nuovo. Siamo ancora in un periodo delicato, a rischio, e dobbiamo fare di tutto per far finire questa situazione. L’unico modo è vaccinarsi: noi lo abbiamo fatto tutti. Per la musica, e per poter continuare a vivere.

In questo periodo hai anche fatto il doppiatore.
Sì, per la seconda volta nel film d’animazione “Sing 2 – Sempre più forte”, ho dato la voce a Clay Calloway, che nella versione originale è doppiato da Bono. Lui è un leone rockstar che si è ritirato a vita più tranquilla, anche se… succederanno delle cose. In fondo, io sono un po’ come lui, un po’ burbero, scoglionato, ma generoso e capace sempre di emozionarmi.

Foto di Daniele Barraco

About the author

Lucia Castagna

Lucia Castagna, innamorata da sempre della parola e delle cose da raccontare, giornalista professionista, è arrivata alle testate
di maggiore prestigio come inviata, capo redattore e direttore. Autore televisivo e docente di comunicazione, sta scrivendo il
suo primo romanzo.

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