La carriera di Vanessa Peters, artista texana di Dallas, è ormai da diversi anni vissuta parte in studio e parte in giro per il mondo a promuovere la sua musica. Fortunatamente per noi italiani, il Bel Paese resta una delle sue mete preferite tanto che l’album che ha recentemente pubblicato è stato registrato per buona parte in Toscana, durante uno dei vari lockdown del 2020.
Il titolo Modern Age in qualche modo sembra indicare anche lo spirito col quale ha affrontato questo suo nuovo lavoro discografico visto che, soprattutto rispetto al precedente disco di inediti Foxhole Prayer (dominato da un mood quasi dark), regna una maggiore spensieratezza e una certa tendenza a rinnovare il proprio sound, nettamente più energico. Basta sentire le prime note della title track in apertura per capire che l’aria è cambiata, con il bravissimo chitarrista romano Federico Ciancabilla che fornisce al brano una convincente base elettrica.
Questo brano, evidentemente chiave nell’economia dell’album, ha in realtà un retrogusto amarognolo e, anche attraverso alcuni ricordi di infanzia di Vanessa, parla in primis di come nei nostri “tempi moderni” tutto sia diventato così irrispettoso della bellezza, a causa del vile denaro (la casetta di legno della nonna con un elegante porticato, distrutto per costruirci una “mega scatola” di cemento col pavimento in finto legno).
In generale poi la critica si sposta su come tutto ciò che viene costruito, subito diventi vecchio e buttato via, per non parlare dell’onnipresenza dei cellulari che hanno letteralmente stravolto le nostre vite. Altro episodio riuscito è senza dubbio l’uptempo radiofonico di Hood ornament, con batteria (il marito polistrumentista Rip Rowan), tastiere (Matteo Patrone) e chitarra perfettamente complementari nel costruire una cornice sonora intorno alla voce della Peters. Verosimilmente il brano migliore del disco col quale sottolinea, senza tante metafore, quanto sia difficile per una donna farsi largo nel mondo della musica.
Il singolo Crazymaker, melodico e dal ritornello a presa rapida, non è da meno ed è bello anche il video che vede protagonista Vanessa fra le strade di Lucca. C’è spazio anche per qualche ballata midtempo dall’incipit elettro-acustico come The band played on, vero e proprio inno alla resilienza contro l’arroganza e la violenza.
Il finale è solare, con Still got time (un pezzo stilisticamente Peters d.o.c.), sincero incoraggiamento per tutti coloro che, dominati dal pessimismo anche a causa dei tempi che stiamo vivendo, sembrano non riuscire più ad aprirsi alla vita. Dopo le belle cover di Mixtape, regalateci nel 2020, questa manciata di canzoni di Modern Age sono una boccata di aria fresca alla quale personalmente sto ricorrendo spesso nel corso di quest’anno.
Vanessa Peters – Modern Age
questa manciata di canzoni di Modern Age sono una boccata di aria fresca, Vanessa Peters è bravissima