Nel lontano 1979 ed esattamente il 19 ottobre veniva pubblicato il terzo album del biondo Tom Petty e della sua band gli Heartbreakers. Era un periodo di grandi band rock in America, Bruce Springsteen e la sua Estreet Band, Soutside Johnny, la costa est era battuta da grandi band che suonavano un rock scarno, suoni duri ed a volte scuri anche con enormi influenze punk che arrivavano dall’Inghilterra.
Infatti nella terra di Albione i The Clash pubblicano l’inno all’era punk nel loro album più famoso ovvero “London Calling”. Frank Zappa pubblicava due capolavori e Neil Young imperversava sul palco con quel momento rock e psichedelico stupendo della sua carriera. Bob Dylan pubblica “Slow Train Coming”, il suo primo album cristiano e con sonorità alla Dire Straits. Springsteen un anno prima aveva pubblicato il suo album più duro e scuro ,”Darkness On The Edge Of Town” e Tom Petty entrava in una causa con la sua nuova casa discografica per i diritti dei due albums precedenti. Però la grandezza compositiva di Tom Petty lo portò a creare il suo album più bello, più rock.
Damn The Torpedoes è semplicemente una stupenda sequenza di brani che passeranno alla storia e che faranno di lui, insieme a Bruce Springsteen, uno dei più grandi rocker di tutti i tempi. L’inizio dell’album con Refugee, Here Come’s My Girl, Even The Losers è forse la miglior scaletta di un album rock, tre pezzi graffianti e duri, con la voce di Tom che sa essere allo stesso tempo dolce e dura.
Il resto dell’album scorre con altri successi comeDon’t Do Me Like That, Century City e lo stupendo finale con Lousiana Rain. Nove brani completanoDamn The Torpedoes, nove brani che ascoltati ancora ora suonano senza tempo, riff di chitarra ancora moderni e contemporanei. Ecco perché dopo aver dato alle stampe la stupenda raccolta live “The Live Anthology”, dove Tom Petty vi raccoglie quello che per lui è l’ambiente migliore ovvero il palcoscenico, decide di ripubblicare in versione Deluxe quello che è considerato il suo album miglior e che serve a ricordare alle orecchie delle giovani leve di ascoltatori cosa era il suo sound, cosa è adesso e dove potrà andare.
Questa versione deluxe, oltre ad avere l’album originale rimasterizzato nei suoni, ha un secondo cd di inediti, brani live e versioni diverse. Nowhere che apre il secondo cd, è un brano escluso dalla session per l’album e dimostra come in quelle registrazioni altri brani stupendi vennero scritti e non avrebbero sfigurato nella scaletta originale. Stesso discorso vale per Surrender.
Seguono tre brani live stupendi tanto da pensare che forse sarebbe stato bello se un intero concerto fosse stato incluso in questa confezione magari con un terzo cd. Insieme ad altri brani chiude il secondo cd una versione diversa di Refugee che in qualsiasi modo viene eseguita è sempre un capolavoro.
Magari ci si aspettava di più da una ristampa così ma la bellezza di questo album e di quel periodo musicale di Tom Petty fa si che sia comunque una ristampa stupenda.
Tom Petty poi con l’andare degli anni prende una strada che passa dal folk alla psichedelia al country, per tornare al folk riprendendo quella sua influenza musicale che era Bob Dylan, con il quale tra l’altro lavorò anche assieme.
Un artista che va avanti per quella strada del rock e che vuole ricordare e far conoscere alle nuove generazioni chi è lui. Un album da avere per chi ama il Rock con la “r” maiuscola, quello che fa saltare e sudare.
Per chiudere voglio ricordare che la rivista Rolling Stones nella lista dei migliori album rock di sempre mette Damn The Torpedo tra i 500 albums al numero 312.