I Pinapple Thief di Bruce Soord, arrivano al loro 10 album in studio con una frase molto precisa e chiara del nostro Bruce “non mi importa se questo album e’ progressive rock o commerciale, voglio solo fare belle canzoni“.
infatti durante l’ascolto di Magnolia, si ha chiara l’idea che la strada intrapresa già nel penultimo album All The Wars si è quasi completata. Lasciando lentamente la strada del vecchio suono, che andava dai Pink Floyd ad un più classico prog rock con lunghe composizioni per arrivare ora ad una struttura di canzone di classica durata. Questo però non impedisce alla band di ricercare comunque arrangiamenti particolari ed a volte anche orchestrati.
Si parte con Simple as That un brano tirato e con belle chitarre e linea vocale. Sulla stessa linea Alone at the Sea con la chitarra di Bruce a intessere melodie. Si arriva a due ballate come Don’t Tell Me e la titletrack Magnolia. Un album che scorre bene e che si fa ascoltare anche se, almeno all’inizio, non rimane totalmente impresso nella mente. Questo dipende, a mio avviso, dal cercare da parte della band di trovare un nuovo posto dove stare, dove collocarsi con le strutture del loro modo diverso di fare musica ora. Un buon uso degli arrangiamenti orchestrali riesce comunque ad impreziosire brani come From Me e Bond.
Diciamo comunque che i Pineapple Thief non sono mai stati una band dal suono totalmente originale ma comunque hanno saputo cavalcare un decennio e più di rock con produzioni sempre di buona fattura e Magnolia non scappa a questa affermazione.
La loro forza sta appunto nell’essere sempre compatti come band e di non piegarsi alle scelte di mercato che, magari, in questo periodo li vorrebbero molto più Prog Rock di quanto lo fossero mai stati. Se siete degli appassionati delle ultime due produzioni della band allora questo è l’album che fa per voi, altrimenti mettevi con calma seduti ed ascoltate la loro transizione verso altre emozioni.
Claudio Lodi